Roma, 11 ago. (LaPresse) – “L’essenziale è dar vita a un nuovo Senato che arricchisca la democrazia repubblicana dando ad esso la natura di una istituzione finora assente che rappresenti le istituzioni territoriali. Altrimenti di fatto il superamento del bicameralismo paritario non ci sarebbe”.Così il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una lettera a Repubblica che risponde all’editoriale domenicale di Eugenio Scalfari. “Rimarrebbero intatti i fattori di fragilità e debole capacità deliberativa dell’esecutivo, si lascerebbe il paese in quell’assoluta incertezza e tortuosità dei percorsi di approvazione delle leggi – spiega il senatore a vita – che ha offerto spinte e alibi al degenerativo precipitare del rapporto Governo-Parlamento nella spirale dei decreti legge, dei voti di fiducia, dei maxiemendamenti e articoli unici”.

In Senato “è dunque in discussione non uno schema astratto di riforma o un qualche puntiglio politico, bensì una esigenza vitale per un valido funzionamento, specie nell’attuale fase storica, del sistema democratico italiano”. Così continua la lettera di Napolitano. “Senza farsi dominare da quella ‘paura dei pericoli’ (evocata in una guizzante definizione di Gramsci) – scrive il presidente emerito – che può solo far naufragare per l’ennesima volta nell’inconcludenza il necessario processo riformatore. Si tenga ragionevolmente conto di ciò, nella libertà di sollevare legittimamente, senza far polveroni, qualsiasi questione relativa a posizioni, questioni, modi di governare che riguardino il Presidente Renzi”.

Le modifiche al disegno di legge di riforma costituzionale, in discussione in Senato non “risultino ‘dirompenti’ rispetto all’impianto già definito della riforma”, prosegue Napolitano. Il presidente emerito ribadisce anche che “nemmeno nella mia lettera al Corriere della Sera, ho sostenuto che il testo della riforma debba essere approvato così come è attualmente. Ho anzi messo in evidenza in quel mio articolo l‘importanza del richiamo da parte della presidente Finocchiaro sia ai consensi espressi da molti senatori e molti studiosi ‘auditi’ in Commissione, sia dei consigli da essi ricevuti per ‘modifiche e puntualizzazioni’ del testo in discussione al Senato, purché non risultino ‘dirompenti’ rispetto all’impianto già definito della riforma”.

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