di Irene Pugliese

Roma, 19 ago. (LaPresse) – Mancano all’appello i giovani, in costante difficoltà nel mondo del lavoro, e gli anziani, che ormai arrivano alla pensione più tardi. Le condizioni di lavoro degli italiani, che faticano a migliorare, sono una delle cause, ma non la sola, del calo costante di iscritti ai sindacati. Gli ultimi dati disponibili confermano un arretramento dei tesseramenti delle principali organizzazioni sindacali, Cgil e Cisl in primo piano, mentre il segno negativo non tocca la Uil che dal 2010 registra un aumento lieve ma costante degli iscritti.

E’ il confronto tra 2014 e 2013 a rilevare numeri preceduti dal segno negativo. A partire dalla Cgil che nel 2013 poteva contare 5.686.210 tessere, scese l’anno scorso a 5.616.340. Quasi 70 mila in meno. E quest’anno, a fine giugno, il saldo negativo era di 110 mila. “Una leggera inflessione intorno all’1%“, commenta per il 2014 Nino Baseotto, delegato all’organizzazione della segreteria della Cgil, “dovuta in misura più o meno equivalente a un calo degli iscritti tra i pensionati, perché sempre meno persone vanno in pensione per effetto della legge Fornero, e allo stesso tempo un numero molto ridotto degli iscritti tra i lavoratori attivi”.

Un’analisi che non lasciano grandi aspettative neppure per il 2015: tra il giugno di quest’anno e quello del 2014 erano esattamente 110.917 gli iscritti persi, il 2,17% in meno. Sicuramente è ancora presto per le conclusioni affrettate: il tempo dei bilanci è il 31 dicembre e i numeri possono sempre migliorare. Certo è che la situazione lavorativa dell’Italia non aiuta: “E’ chiaro – sottolinea il sindacalista della Cgil – che in una situazione in cui il Paese ha perso centinaia di migliaia di posti di lavoro, dove la legge Fornero comporta un rallentamento della dinamica pensionistica, si fa fatica a riconfermare i dati dell’anno precedente”.

Scorrendo i numeri degli iscritti alla Cisl è facile notare che se nel 2013 erano 4.378.629 le tessere, nel 2014 sono diventate 4.302.352: una perdita di 76.277. “Sono numeri però da analizzare nel dettaglio”, commenta Giovanna Ventura, nella segretaria del sindacato con la delega all’organizzazione. Anche qui infatti sono i pensionati ad aver perso più fiducia nella Cisl, mentre i lavoratori attivi iscritti sono addirittura aumentati: “I pensionati erano 2.006.515 nel 2013 e sono calati a 1.911.213 nel 2014, con una perdita di 95.302 iscritti. I lavoratori attivi invece sono passati dai 2.317.625 del 2013 a 2.340.119 dello scorso anno, registrando un segno più di 22.494 iscritti”, spiega Ventura, analizzando gli ultimi numeri pubblici.

Diversa ancora la situazione della Uil. Qui le cifre raccontano di un aumento costante che va avanti dal 2010, quando gli iscritti erano 2.184.911, fino ad arrivare ai 2.222.665 dello scorso anno. Fermo restando il segno positivo, però, anche qui c’è un rallentamento: tra 2013 e 2014, infatti, le nuove tessere sono state 6.222, mentre tra il 2010 e il 2013 aumentavano di 10mila circa di anno in anno.

Per i sindacati, la sfida è cambiata: si tratta di trovare adesioni nei settori nuovi del lavoro, “tra la precarietà, tra i para subordinati, gli atipici e così via, dove ovviamente è meno facile che il lavoratore si iscriva perché ha paura”, chiarisce Baseotto. E’ un terreno difficile per i sindacati, un campo che fino ad oggi ancora non sono riusciti a conquistare.

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