di Donatella Di Nitto
Roma, 7 ott. (LaPresse) – Fallisce nell’aula del Senato la richiesta delle opposizioni di riaprire il dialogo sui nodi ancora aperti del ddl Boschi. La cronaca dei lavori dell’aula questa mattina si è aperta con il via libera senza modifiche all’articolo 7 che modifica l’articolo 66 della Costituzione e si riferisce ai titoli di ammissione dei componenti del Senato della Repubblica. L’approvazione è stata preceduta dalla richiesta delle opposizioni di un confronto con la maggioranza sugli articoli a seguire e quindi sul 10, 21, 31 e 39 (il procedimento legislativo, l’elezione del capo dello Stato, il Titolo V e le norme transitorie) del disegno di legge sulla riforma costituzionale.
Lega e Forza Italia hanno manifestato buona volontà ritirando gran parte degli emendamenti all’articolo 7 e Roberto Calderoli ha anche annunciato che sul 10 era disponibile a ritirare i 35mila emendamenti depositati “ad una condizione: che ci sia, da parte del Governo, una vera valutazione riferita agli articoli 10 e 31. Indico in particolar modo e con puntualità l’emendamento 10.201 a firma Russo, su cui esprimerei sicuramente un voto favorevole. Ora, il Governo, che non gradisce alcune parti di questo emendamento, potrebbe proporre al senatore Russo una riformulazione; in ogni caso saremmo sulla buona strada per trovare una via di uscita”. Se ci fosse quindi questa apertura, ha assicurato il senatore, “rispetto agli emendamenti presentati all’articolo 10, anche su tale articolo sono pronto a riaprire il discorso e a procedere al ritiro degli emendamenti”. “Quelle di Calderoli – ha detto il capogruppo di Fi, Paolo Romani – sono parole sagge e devono essere prese in considerazione, serve una pausa di riflessione. Sono temi che l’assemblea non può non dibattere, per capire che percorso abbiamo davanti”.
Nulla però è servito. Il governo, con la ministra Maria Elena Boschi, ha dato parere negativo a tutti gli emendamenti presentati al 10 e per quanto riguarda i tre emendamenti su cui è stato ammesso il voto segreto si è rimesso all’aula. Una decisione interpretata come una vera e propria porta in faccia, con Calderoli che ha sottolineato: “Per avere un dialogo bisogna essere in due, voi non lo volete”. Della stessa idea il capogruppo azzurro Romani: “Non c’è nessuna volontà di entrare nel merito. Ne prendiamo atto, andremo avanti con gli emendamenti ostruzionistici, che ci siano o non ci siano. Questa occasione straordinaria che le opposizioni vi hanno messo nelle condizioni di raccogliere purtroppo non è stata raccolta, mi meraviglia e ne sono profondamente addolorato”. Anche nelle fila del Misto si attacca il governo, con Loredana De Petris: “Volete soltanto che noi stiamo qui per votare, non si vuole assolutamente affrontare nel merito le questioni vere. Dite la verità, dite che noi siamo assolutamente inutili oppure serviamo a illustrare i nostri emendamenti e dare un po’ di dignità a questa discussione che rischia di non averla assolutamente”. Sul fronte del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi ha denunciato: “Questo ddl è frutto di un dibattito avvenuto nella maggioranza con la sua minoranza: questa non è la Costituzione del Parlamento ma di Renzi”.
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