di Fabio De Ponte
Roma, 14 ott. (LaPresse) – Fare il punto sull’emergenza rifugiati, valutare una revisione della governance economica dell’Ue e fare il punto sulle prospettive del referendum britannico sulla permanenza nell’Unione. Sono questi i tre punti all’ordine del giorno del Consiglio europeo in programma giovedì e venerdì a Bruxelles. “Si tratterà di un Consiglio europeo abbastanza breve, uno di quelli che finisce in serata, magari in nottata”, ha previsto il premier Matteo Renzi, nelle comunicazioni alle Camere sul vertice.
I MIGRANTI. Sul primo punto della discussione, quello dei migranti, Renzi è tornato oggi per rivendicare che “a distanza di sei mesi dal Cosnigllio Ue straordinario dell’aprile 2015, possiamo dire con chiarezza che l’Italia aveva ragione, il resto d’europa no”. “Oggi assistiamo – ha detto – all’assunzione di un principio. Un principio che dovrà essere definito, ma un principio chiaro: Dublino è finito”.
LA SIRIA. Ma sulla questione, ha sottolineato il premier, non ci si può limitare a vedere tutto dall’ultimo anello della catena. Occorre avere una strategia per il Mediterraneo. Per questo, ha annunciato, ribadirà che “se qualcuno si alza e dice ‘bombardiamo la Siria’, auguri e in bocca al lupo. Ma non risolverà il problema. Sono quelli che hanno isolato la Russia e ora immaginano di appaltare la questione siriana alla Russia e ai suoi alleati. Noi il 6 marzo dello scorso anno andammo a Mosca proprio con questo obiettivo, evitare l’isolamento della Russia”.
IL DOCUMENTO DEI 5 PRESIDENTI. L’esame del documento ‘Completare l’Unione economica e monetaria’ preparato dai cinque presidenti (Jean-Claude Juncker della Commissione, Donald Tusk del Consiglio, Jeroen Dijsselbloem dell’Eurogruppo, Mario Drachi della Bce e Martin Schulz del Parlamento), non emoziona invece il capo del Governo italiano. “La politica economica europea di questi anni – ha detto – non ha funzionato. E’ stato fondamentale il ruolo della Bce per consentire la stabilità, la Bce ha fatto un lavoro meraviglioso.
Importante il lavoro di risanamento di tanti. Ma sono stati gli Stati Uniti ad avere la forza di tornare alla crescita. L’Europa no. E non avrà un futuro se continua solo a puntare sui mercati emergenti senza investire su se stessa, come una parte maggioritaria della classe politica in Europa ha fatto in questi anni”. “Se cambiamo strategia – ha continuato – cambiare la governance può avere un senso. Ma cambiare governance per seguire sempre le stesse politiche non ha senso”.
LA LEGGE DI STABILITA’. D’altra parte, proprio domani il Consiglio dei ministri varerà la legge di Stabilità. Una legge “tecnicamente parlando straordinaria”, l’ha definita lo stesso Renzi, che va in una direzione espansiva, puntando ad allentare la morsa fiscale e a incentivare gli investimenti per spingere la crescita.
“LE RIFORME CI DANNO CREDIBILITA'”. E le riforme che la maggioranza sta approvando una dopo l’altra, è il ragionamento di Renzi, servono proprio ad avere maggiore voce in capitolo a Bruxelles nel promuovere una politica più espansiva e meno di rigore. “Il fatto che oggi stiamo facendo le riforme – ha spiegato – ci dà maggiore forza e credibilità per parlare di Mediterraneo e per dire che le strategie economiche di questi anni non hanno prodotto i risultati sperati”.
IL REFERENDUM BRITANNICO. Sul tavolo poi la questione del referendum britannico sulla permanenza nell’Ue. Tusk dedicherà una uno spazio del vertice a informare i leader sullo stato della situazione e annuncerà le sue intenzioni al riguardo. tutti gli occhi saranno puntati, naturalmente sul premier britannico David Cameron. Sul punto, ha spiegato Renzi, “il 2017 è la data chiave, lo spartiacque. Nel 2017 ci sono il referendum nel Regno Unito, e le elezioni in Francia e in Germania. Anche il rapporto dei cinque presidenti è diviso in due parti, una con le misure da adottare subito e l’altra, di revisione dei trattati, immaginata per il dopo”.
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