di Giuseppe G. Colombo
Roma, 20 ott. (LaPresse) – Il testo, prima di tutto. A cinque giorni dal via libera in Consiglio dei ministri, quello della legge di stabilità non ha ancora fatto capolino in Parlamento e il vespaio di polemiche intorno alla manovra si alimenta di questo nuovo elemento. Sel chiede al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di “tirare fuori le carte” perchè, sottolinea il capogruppo Arturo Scotto, senza questo “atto di trasparenza” è impossibile “andare avanti”.
Anche i 5 Stelle lamentano l’assenza del testo: i capigruppo del Movimento, Gianluca Castaldi e Giorgio Sorial, dopo aver incontrato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, hanno affermato che durante l’incontro “si è parlato anche di riforme economiche e di legge di stabilità”. “Il presidente – hanno sottolineato i due esponenti pentastellati – ci ha fatto simpaticamente intendere che non essendoci ancora il testo attendiamo tutti” di conoscerlo.
Critiche a pioggia anche dai Conservatori e riformisti, con Raffaele Fitto che chiede ironicamente se “qualcuno ha abrogato la norma” che prevede la presentazione del testo entro il 15 ottobre “con un tweet”.
La sinistra è in trincea e la minoranza del Pd in totale fibrillazione: dai quasi ex, come Alfredo D’Attorre, agli ex come Stefano Fassina, la linea è la medesima: la manovra deve essere modificata. Senza interventi correttivi il Pd rischia di perdere ancora pezzi, a iniziare dallo stesso D’Attorre che si dice pronto a non votare il provvedimento, prefigurando di fatto un addio ai Dem.
Non solo la politica contro l’impianto del progetto del Governo: il presidente dell’Inps, Tito Boeri, intervenendo alla presentazione del bilancio sociale dell’istituto, ha sottolineato che sarebbe stato “importante” con la manovra per il 2016 “fare l’ultima riforma delle pensioni” perché nella legge di stabilità ci sono stati solo “interventi selettivi e parziali, che creano asimmetrie di trattamento”.
Critica che suona allo stesso tempo come un allarme perchè presumibilmente, ha sottolineato Boeri, “in assenza di correttivi”, questi stessi interventi “daranno spinta a ulteriori misure parziali che sono tra l’altro molte costose”. Non bastano, quindi, per l’Inps, le misure sulle pensioni previste nella manovra, dove esclusa la scelta di introdurre una maggiore flessibilità in uscita, si è optato per il prolungamento dell’opzione donna fino alla fine dell’anno, oltre a prevedere norme sul part-time per chi raggiunge i nuovi requisiti per la pensione di vecchiaia nel 2018.
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