Roma, 5 gen. (LaPresse) – “Giuseppe Fava fu un precursore, lucido e appassionato, di quel movimento civile e culturale di ribellione alla mafia che prenderà corpo, anche sul suo esempio, dopo le stragi di Capaci e Via d’Amelio. Come i migliori intellettuali della sua terra è stato la voce autorevole e coraggiosa di una Sicilia che non si arrendeva al degrado e alla marginalità sociale ed economica del Mezzogiorno”. Così Rosy Bindi, presidente della commissione Antimafia. “Giornalista e scrittore è stato uno dei pochi a parlare di mafia in anni in cui se ne negava l’esistenza – aggiunge – indagando sui legami di Cosa Nostra con il mondo dell’imprenditoria e della politica. La mafia lo ha ucciso perché non si stancava di cercare la verità. Ma a distanza di 32 anni la sua preziosa testimonianza continua ad alimentare l’impegno e le speranze di quanti si battono contro i poteri mafiosi e per un paese più libero e più giusto”.