Il disegno di legge sulle riforme costituzionali è passato con 180 voti favorevoli, 112 i contrari
Quella di oggi, secondo Matteo Renzi, è "una giornata storica". L'affermazione decisa del premier arriva a commento del voto in Senato, dove le riforme costituzionali hanno superato l'ultima lettura con una maggioranza trasversale. Ora tocca alla Camera, a partire dal 12 aprile, e poi il referendum confermativo. Il ddl Boschi con 180 voti favorevoli e 112 contrari si avvicina al traguardo e dopo mesi di polemiche riesce a portare a casa il risultato nel passaggio più ostico, quello di palazzo Madama, dove i numeri per l'esecutivo hanno sempre viaggiato sul filo del rasoio. Il dato politico infatti è quello di una maggioranza che oggi ha raggiunto solo 158 voti, sfiorando il quorum necessario di 161. Il risultato finale infatti è stato raggiunto grazie ai 17 verdiniani di Ala, i 2 di Forza Italia e i 3 Tosiani.
RENZI IN SENATO. Il premier Matteo Renzi, che a sorpresa è arrivato in Senato e ha deciso di replicare in chiusura di discussione generale sul ddl Boschi al posto del ministro Maria Elena Boschi, ha ringraziato all'inizio del suo intervento per il lavoro svolto. Nella lista di coloro che hanno dimostrato coraggio e a cui il presidente del Consiglio ha rivolto la sua gratitudine anche i capigruppo della maggioranza, la presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro e non ultimo Giorgio Napolitano "il cui ruolo è stato decisivo per l'approvazione di questa riforma". Renzi parla all'assemblea e nel suo lungo intervento assicura che "mancano 730 giorni alla fine della legislatura" per questo "non sprecheremo un solo giorno per fare tornare l'Italia leader nel mondo e in Europa… Ci diranno che è impossibile… Ma due anni fa ci dicevano che era impossibile portare a termine anche questa riforma del Senato". Poi Renzi ricorda: "Non riesco a contare il numero di volte in cui abbiamo chiesto la fiducia. In questo vedo una cosa non positivissima, ma non ce l'avete mai negata anche quando non eravamo completamente d'accordo".
Sul referendum confermativo, che lui stesso ha voluto con forza e su cui ha deciso di giocarsi la poltrona a palazzo Chigi, l'ex sindaco toscano ha infatti confermato che in caso di sconfitta "considererei conclusa la mia esperienza politica". Ma attenzione, ha concluso il premier "il punto chiave non è la personalizzazione esasperata. Non è il tentativo di trasformare un referendum in un plebiscito" bisogna invece andare a "vedere da che parte sta il popolo su questa riforma" perché "sono gli italiani il nostro punto di riferimento".
OPPOSIZIONI RINUNCIANO AD AVENTINO. Le opposizioni oggi hanno deciso di rinunciare all'Aventino e di essere tutte presenti nell'aula del Senato per dire 'no' alla riforma costituzionale. Prima dell'inizio dei lavori in conferenze stampa separate sono stati ufficializzati i comitati del 'no' al ddl Boschi. "Sono ottimista, i sondaggi ci indicano che il no ha circa il 70% dei consensi, naturalmente sulla carta, e non so da dove possa venire l'ottimismo di Renzi, non credo che la sua politicizzazione possa aiutarlo in questa contabilità del sì", ha assicurato il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta alla presentazione del comitato del no del centrodestra.
"Da oggi non si parlerà più del merito della riforma ma del governo Renzi, il presidente del Consiglio, infatti, ha voluto trasformare la consultazione referendaria in un plebiscito su se stesso" ha proseguito il collega Paolo Romani.
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