Chi sventola le parole di Bagnasco come una bandiera invece è il centrodestra
Sul voto segreto o no decide il Parlamento e non la Cei, con tutto il rispetto per il cardinal Bagnasco". Il premier Matteo Renzi mette la parola fine sulla polemica scatenata giovedì sera dalla dichiarazione del presidente dei vescovi italiani, cardinal Angelo Bagnasco, che ieri ha invocato il voto segreto sulle unioni civili. A 87 anni dalla sigla dei Patti lateranensi (11 febbraio 1929) le istituzioni italiane, e in particolare un presidente del Consiglio accusato da molti di essere neo-democristiano, scelgono il principio laico "libera Chiesa in libero Stato".
L'ingerenza del porporato sugli affari dello Stato italiano è stata schiacciata dal politically correct. Nessuna alta carica del governo o del Parlamento italiano ha usato i toni aspri che avrebbe potuto utilizzare. Chiamato in causa, il presidente Pietro Grasso – cui di fatto spetta la decisione sul voto segreto – risponde solo in quanto interpellato dai cronisti con la solita 'diplomazia siciliana'. "Mi pare – dice Grasso – che si possa dire che io rispetto tutte le opinioni nel merito, ed è giusto che ognuno le possa esprimere. Però sulle procedure penso che ci sia la prerogativa delle istituzioni repubblicane di decidere". Anche la presidente della Camera Laura Boldrini ribadisce che sulle procedure di voto decidono i presidenti delle Camere in base al regolamento e si limita a definire "non pertinente" qualsiasi altro suggerimento.
Ma ad affossare le parole di Bagnasco ci pensa l'altra anima della Cei, il segretario generale, monsignor Nunzio Galantino che, a domanda precisa, risponde: "Vale quello che ho detto l'altro giorno, per rispetto del Parlamento e delle istituzioni preferisco non parlare".
Il pensiero della Chiesa in merito alle unioni civili d'altronde si conosce, ma questo esula da valutazioni sulle scelte politiche di un altro Stato. A esprimersi in maniera definitiva è la stessa Conferenza Episcopale italiana attraverso il suo portavoce, Ivan Maffei: "Non era intenzione né del cardinal Bagnasco né della Chiesa italiana entrare in argomenti di carattere tecnico. Di fronte alla posta in gioco con temi sensibili che toccano la vita di tutti, il cardinale ha voluto sottolineare il valore della libertà di coscienza. Detto questo non compete a noi entrare nel merito delle scelte tecniche".
Chi sventola le parole di Bagnasco come una bandiera invece è il centrodestra, da Carlo Giovanardi (Idea) a Cinzia Bonfrisco (Conservatori e riformisti), passando per Alessandro Pagano di Area popolare. Altri due senatori di Ncd, Maurizio Sacconi e Nico D'Ascola, parlano di "dichiarazioni intolleranti nei confronti dell'appello alle coscienze rivolto dal cardinale Bagnasco".
In Senato intanto è congelata la trattativa Lega-Pd per eliminare gran parte di quegli oltre 5mila emendamenti che portano il segno dell'ostruzionismo. Se non si giungerà a un accordo l'ancora di salvezza resta l'emendamento 'canguro' a prima firma Andrea Marcucci (Pd) che include le modifiche correttive alla stepchild adoption.
Mentre si registrano ancora gli strascichi della polemica che ieri ha coinvolto i senatori Maurizio Gasparri di Forza Italia e Sergio Lo Giudice del Pd (Gasparri ha detto a Lo Giudice che compra i bambini, in quanto il senatore democratico è gay e ha un figlio). I democratici Luigi Manconi, Doris Lo Moro e Paolo Corsini hanno scritto al capogruppo Luigi Zanda chiedendo di prendere posizione. "Le espressioni che ieri alcuni senatori del centrodestra hanno utilizzato, per basse ragioni politiche di parte, – ha risposto Zanda – sono un esempio di volgarità inaccettabile. Le senatrici e i senatori del Pd esprimono la loro più profonda solidarietà nei confronti di Sergio Lo Giudice e invitano la presidenza del Senato a porre in atto le misure necessarie per impedire che si ripetano episodi" simili.
I fari sono puntati su martedì alle 16,30 quando comincerà il voto sugli emendamenti, a partire dai "premissivi" vale a dire quelli di 'premessa' al disegno di legge Cirinnà. Tra questi anche il famoso 'canguro' Marcucci che verrà votato prima di passare agli emendamenti all'articolo 1. Se passasse, il Pd porterebbe a casa la legge, stepchild adoption inclusa. L'ok al 'canguro' segnerebbe la vittoria di quanti vogliono le unioni civili ma come contraccolpo provocherebbe una spaccatura politica interna al Pd con i Cattodem e alla maggioranza di governo tra Pd e Ap (Ncd-Udc).
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