Atteso il parere di Renzi che avverte: "Legge va fatta, stepchild non è punto fondamentale"
Nata come adempimento di un dovere, l'assemblea nazionale del Pd si è trasformata in un redde rationem.
Molti guardano all'appuntamento di domenica come al porto sicuro dove approdare dopo la burrasca che si è abbattuta in settimana sulle unioni civili con il dietrofront del Movimento 5 Stelle. L'attesa è per il segretario Matteo Renzi di ritorno dal Consiglio europeo. Da lui, molti nel partito aspettano un segnale sulla "linea da seguire" dopo che il Pd si è spaccato tra favorevoli e contrari alla stepchild adoption contenuta nel disegno di legge Cirinnà. Ma il premier si è già pronunciato, da ultimo nella ENews, e ha sostanzialmente ribadito che la legge va fatta e l'adozione del figliastro nelle coppie gay "non è il punto fondamentale" in questione. In ogni caso, libertà di coscienza su alcuni punti e piena autonomia del Parlamento rispetto al governo. Insomma, a ciascuno la sua dose di responsabilità: si va alla conta.
GLI SCENARI -Tanti gli scenari in campo: il meno probabile, lo stralcio della stepchild. La prospettiva più caldeggiata è lo spacchettamento del 'canguro' che implica il voto per parti separate sull'emendamento a prima firma del Dem Andrea Marcucci e la possibile bocciatura della stepchild. Il vantaggio di una suddivisione del 'canguro' Pd è di blindare il testo del disegno di legge Cirinnà, facendo saltare una buona fetta di quei 1200 emendamenti rimasti dopo il ritiro da parte della Lega del 90 per cento dei suoi cinquemila.
Inoltre, il voto per parti separate consentirebbe ai senatori cattolici di esprimere il loro 'no' alla stepchild adoption ridefinita nel 'canguro'. Ma il dilemma è: la proposta di spacchettare il 'canguro' avrebbe la maggioranza? Sì, perché da regolamento la suddivisione dell'emendamento dev'essere proposta da un senatore e votata dall'aula. Per arrivare allo 'spacchettamento' occorre che anche il modo in cui viene diviso per parti 'piaccia' alla maggioranza dei senatori e in particolare a quelli del Pd. La prima prova per il Pd quindi, se si tentasse questa strada, sarebbe trovare un accordo su come dev'essere suddiviso l'emendamento.
Paradossalmente, l'assemblea potrebbe bocciare la proposta quindi il 'canguro' andrebbe votato tutto intero e, con ogni probabilità, bocciato perché né M5S né Ncd né i cattolici Dem direbbero 'sì'. Altro scenario possibile – ragiona il leghista Roberto Calderoli – "se il 'canguro' viene votato per parti separate si riacquistano i voti di Ncd e dei cattolici Dem ma si perdono tutti quelli dei Cinque stelle, dei 'Giovani turchi', dei bersaniani e di Sel". Se l'emendamento Marcucci fosse ritirato poi, ragiona sempre il vicepresidente del Senato, "perderebbe la faccia non solo il Pd ma anche Renzi e pure il suo Governo".
CHI VINCE – Il ragionamento del senatore del Carroccio non va sottovalutato. Va attribuita proprio alla Lega di Calderoli, infatti, la vittoria politica ottenuta con l'imbarazzo del Pd. E' stata la Lega, con il ritiro all'ultimo degli emendamenti, a togliere al M5S la 'giustificazione' per votare il canguro e a dare al direttivo Cinquestelle un buon motivo per dettare la linea e sfilarsi dall'appoggio assicurato in precedenza ai democratici. Non tutto il governo perderebbe la faccia, però. Perché i più avvantaggiati, in questo momento, sembrano proprio Ap (Ncd e Udc) e i senatori Cattodem.
In particolare sarebbe il partito di Angelino Alfano a ottenere di più. Ap, oltre alla vittoria politica rappresentata da un testo edulcorato, ha già incassato infatti diverse poltrone nel governo con le ultime nomine. E mentre il Pd punta il dito contro il secondo partito italiano, il M5S ricambia la cortesia. I Cinquestelle da un lato chiedono il voto subito e assicurano una trentina di voti sui 35 senatori (due sono in maternità) per il 'sì' a tutto il ddl Cirinnà, stepchild inclusa, al quale per altro il Movimento non ha presentato alcuna proposta di modifica. Dall'altro, il direttorio M5s sottolinea che il Pd non ha più la maggioranza.
PD DIVISO – Intanto nel Pd è uno scambio di accuse reciproche. Il partito sembra aver fatto marcia indietro ed essere tornato alle vecchie divisioni legate alle diverse culture politiche di provenienza. La prima firmataria Monica Cirinnà in un'intervista sostiene di essere stata "tradita dai renziani che volevano un premio". Di rimando, sempre sui giornali, la Cattodem Rosa Maria Di Giorgi – che si definisce "renzianissima" -rimanda al mittente le voci che la vorrebbero contraria alla stepchild perché non ha ottenuto un posto al governo: "E' incredibile" e spiega "io sto bene dove sto". Il leader della minoranza dem ed ex capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, chiede a Renzi di "essere determinato come su Jobs act e Italicum". I 'Giovani turchi' intanto mettono i paletti e, per bocca di Francesco Verducci, pronunciano il loro altolà: "Togliere la stepchild adoption significa dividere il Pd, non unirlo". Mediatore Giorgio Tonini: "Se prendiamo la strada delle ripicche e delle accuse sono a rischio le unioni civili, il Pd e la legislatura. Le nostre differenze devono essere il cemento per unire il Paese". Nell'altra Camera, si punta il dito sulla cattiva gestione da parte del Pd. "La tanto attesa legge sulle unioni civili – scrive il deputato Enzo Lattuca – rischia di arenarsi di fronte agli emendamenti ostruzionistici della Lega Nord, ai dietrofront del Movimento 5 Stelle e alle nostre indecisioni".
EMENDAMENTI – Sono 1200 gli emendamenti al ddl Cirinnà rimasti dopo la sforbiciata della Lega, al netto di ammissibili, non ammissibili e 'accorpabili'. Il presidente Pietro Grasso li "sta studiando" prima della seduta di mercoledì 24 febbraio in cui si comincerà dal voto dei 'premissivi' e, in particolare, dal 'canguro' Marcucci. Oltre al 'Marcucci' ci sono alcune decine di altri emendamenti 'di premessa' al testo, presentati dalla Lega e uno da Lucio Malan (Fi), che, se votati, potrebbero azzoppare o cancellare la legge.
Insomma, la strada della legge è tutta in salita e di fronte ai lunghi coltelli tra partiti e correnti interne ci sono migliaia di coppie – omosessuali ed eterosessuali non sposate – che aspettano di vedere riconosciuti i loro diritti a essere riconosciute come tali.
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