"È da ritenere elevato il rischio di nuove azioni in territorio europeo" da parte dell'estremismo jihadista, potrebbero essere "attacchi eclatanti sullo stile di Parigi"
L'Italia "appare sempre più esposta" alla minaccia jihadista, anche se non sono emersi specifici riscontri su piani terroristici. Lo rileva la relazione annuale dell'intelligence inviata oggi al Parlamento, sottolineando come nella propaganda jihadista non siano mancati i riferimenti all'Italia come nemico per i suoi rapporti con Usa e Israele e per il suo impegno contro il terrorismo. La maggiore esposizione al rischio emerge anche in relazione al Giubileo e alla possibile attivazione di nuove generazioni di aspiranti mujahidin che aderiscono alla campagna promossa dall'Isis.
"La massa di persone in movimento verso lo spazio comunitario – osserva la Relazione – oltre a costituire un'emergenza di carattere umanitario, sanitario e di ordine pubblico, può presentare insidie sul piano della sicurezza". E l'attività d'intelligence si è focalizzata sulle possibili contaminazioni tra immigrazione clandestina e terrorismo, anche alla luce del fatto che "i contesti di crisi siriana, irachena, libica, subsahariana e del Corno d'Africa sono infiltrati in parte da espressioni terroristiche di matrice islamista che possono inquinare i canali dell'immigrazione e sottoporre alla radicalizzazione elementi poi destinati ad emigrare nei Paesi europei".
FOREIGN FIGHTERS. In questo panorama complesso si inserisce il problema dei foreign fighters, i "combattenti stranieri" partiti dall'Occidente per arrivare in Siria e arruolarsi tra le fila del Califfato. Il fenomeno riguarda anche l'Italia (attualmente sarebbero 93 i "volontari" che dal nostro paese si sono mossi per raggiungere lo Stato islamico) che "inizialmente con numeri più contenuti rispetto alla media europea, è risultato in costante crescita, evidenziando, quale aspetto di particolare criticità, l'auto-reclutamento di elementi giovanissimi, al termine di processi di radicalizzazione spesso consumati in tempi molto rapidi e ad insaputa della stessa cerchia familiare", si legge ancora nel rapporto dell'intelligence.
ROTTA BALCANICA. È emersa inoltre l'operatività di sodalizi brindisini attivi nel trasferimento di migranti dalle coste della penisola balcanica meridionale verso l'Italia. Quanto alla diffusione del radicalismo islamico nei Balcani, i servizi indicano rischi "sia per il suo potenziale destabilizzante, sia per l'eventualità di un insediamento nella regione di basi logistiche in grado di supportare pianificazioni terroristiche contro Paesi europei, incluso il nostro"
ALLARME IN EUROPA. "È da ritenere elevato il rischio di nuove azioni in territorio europeo" da parte del terrorismo jihadista; potrebbero essere "attacchi eclatanti sullo stile di quelli di Parigi". Parigi, evidenzia la relazione, "ha verosimilmente inaugurato una strategia di attacco all'Occidente destinata a consolidarsi".
CYBER TERRORISMO. I servizi valutano "con estrema attenzione i crescenti segnali di consenso verso l'ideologia jihadista emersi nei circuiti radicali on-line, frequentati da soggetti residenti in Italia o italofoni: si tratta di individui anche molto giovani, generalmente privi di uno specifico background, permeabili ad opinioni 'di cordata' o all'influenza di figure carismatiche e resi più recettivi al 'credo' jihadista da crisi identitarie, condizioni di emarginazione e visioni paranoiche delle regole sociali, talora frutto della frequentazione di ambienti della micro delinquenza, dello spaccio e delle carceri".
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