Una lettera anonima, forse un ennesimo tentativo di depistaggio sulle indagini in merito all'omicidiom è stata recapitata all'ambasciata italiana al Cairo
"Il dolore della famiglia Regeni e il dolore di tutta l'Italia". Lo ha detto il premier Matteo Renzi in visita a Chicago, scambiando alcune battute con i giornalisti. Il governo di Roma è accanto alla famiglia "con il cuore e con le azioni concrete", ha aggiunto Renzi: "Lo abbiamo detto in tutte le occasioni pubbliche", ha sottolineato.
Il premier ha spiegato che "la vicenda è molto complicata", ma è "seguita dal procuratore della Republica di Roma", definito come "uno dei più autorevoli" d'Italia. Una soluzione al caso Regeni, per Renzi, "la dobbiamo al popolo italiano e al popolo egiziano".
TUTTE LE CARTE. La magistratura italiana deve essere in grado di avere accesso a "tutte le carte" relative al caso Regeni. Lo ha detto il premier Matteo Renzi in visita a Chicago, scambiando alcune battute con i giornalisti. "Siamo impegnati perché ciò avvenga senza alcun impedimento", ha assicurato il presidente del Consiglio.
FALSA PISTA. Una lettera anonima, forse un ennesimo tentativo di depistaggio sulle indagini in merito all'omicidio di Giulio Regeni, è stata recapitata all'ambasciata italiana al Cairo.
Nel testo si legge di un presunto coinvolgimento del giovane ricercatore friulano in un traffico di reperti archeologici. Chi indaga sulla morte del giovane ricercatore universitario ritiene "inattendibili", e probabilmente solo una conseguenza del "clamore mediatico" che la morte di Giulio ha provocato, le informazioni contenute all'interno del messaggio.
La segnalazione infatti non trova alcun riscontro con le indagini portate avanti tra Egitto e Italia, da quando, il 3 febbraio scorso è stato ritrovato il corpo del giovane lungo la strada che collega il Cairo ad Alessandria. Nelle ultime settimane diverse possibili ricostruzioni dell'omicidio, ritenute non credibili dagli investigatori italiani, sono arrivate dall'Egitto per essere poi puntualmente smentite.
COPASIR: ALTRA BUFALA. "Assolutamente un'altra bufala, una altra offesa alla memoria di Regeni: che potesse essere implicato nel traffico di reperti di statuette d'oro è una follia". Così il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, al termine dell'audizione del direttore dell'Aise, Alberto Manenti, in Copasir. Sulla morte del giovane ricercatore italiano, Stucchi ribadisce che "nessuna verità che può dirsi potabile ci interessa" ma " qui si tratta di una verità inquinata". "Teniamo ferma la nostra linea – prosegue il presidente – consideriamo inaccettabile il comportamento dell'Egitto.
Serve una verità vera. Il problema è la pressione da fare dal punto di vista diplomatico e governativo su un paese che non sta rispondendo a quelle esigenze primarie e di giustizia da cui non si può prescindere". Oltre al caso di Giulio Regeni, Stucchi ha riferito che durante l'audizione di Manenti è stato fatto il punto sia sull'attentato di Bruxelles che sugli sviluppi politici in Libia.
EGITTO: NUOVA SQUADRA INCHIESTA. Il procuratore generale dell'Egitto, Nabil Sadeq, ha ordinato la formazione di una nuova squadra d'inchiesta per il caso di Giulio Regeni. Secondo quanto riferisce a Efe una fonte giudiziaria, la nuova squadra di investigatori è composta da membri dell'ufficio del procuratore generale e costituisce la fine della missione degli investigatori attuali. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa egiziana ufficiale Mena, inoltre, la procura ha preso questa decisione considerando "la diversità degli spazi geografici dei luoghi in cui sono state trovate le prove" e a seguito della scoperta dello zaino che il giovane portava quando è stato sequestrato.
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