Intervista al politologo che invita Renzi a essere meno aspro. Elogia come per la prima volta la linea politica ci sia ed è la linea del governo
'Una nuova versione di centralismo democratico nel Pd a guida Renzi alle prese con la minoranza che lo attacca? No, oggi nel partito è l'opportunismo democratico che induce molti in dissenso con Renzi a più sani consigli'. E' l'analisi di Michele Salvati, politologo tra gli ispiratori del progetto del Partito Democratico quando era deputato eletto nelle liste dell'Ulivo.
Lanciò nel gennaio 2015 un 'appello' alle minoranze del Pd per un partito unito e decidente.
Intanto sulla scena Dem sono scintille. Gianni Cuperlo che dalla minoranza Dem nell'ultima Direzione del Pd accusa Matteo Renzi di non essere all'altezza e di avere l'arroganza del capo. Renzi che sfida i pm dell'inchiesta sul petrolio a seguito della quale si è dimesso il ministro Guidi. Cuperlo che ieri è tornato all'attacco del segretario del suo partito dicendo 'se fossi in Renzi, alzerei il telefono e chiamerei il Sindaco di Napoli per parlare di Bagnoli'.
Cosa succede nei rapporti interni al Pd?
Chi è su una linea più a sinistra poco a poco se ne sta uscendo dal partito. Poi c'è una linea Bersani-Cuperlo, che sembrava voler fare una minoranza costituzionale, aspettando il prossimo congresso e tentando di anticiparlo senza riuscirci: una linea socialdemocratica più tradizionale ma trattante con quella di Renzi.
Cosa può far cambiare questa situazione in cui l'attenzione dei Dem pare spesso più centrata sulla discussione sulla leadership che sui veri e propri temi politici?
Dal punto di vista istituzionale i rapporti non cambiano sino a quando non si fa il prossimo congresso, che è la meta per ridisegnarli. Le variazioni di temperatura agonistica all'interno del Pd sono legate alle oscillazioni tattiche del momento.Tutti sono rimasti sorpresi dalla particolare aggressività di Cuperlo, che normalmente non lo è aggressivo.
Renzi sbaglia qualcosa nel rapporto con la minoranza?
Potrebbe risparmiarsi qualche battuta e questo gioverebbe, ma va bene la sua durezza nella sostanza perché la linea politica c'è ed è la linea del governo. E' questa la grande innovazione di Renzi rispetto alle precedenti posizioni all'interno del Pci, Pds, Ds. Il grande cambiamento avvenuto è che la linea del partito coincide con la linea del governo. Renzi dice la mia posizione è quella di uomo di governo e la sostengo nel partito e il Pd si riflette compiutamente negli atti di governo. Non era mai stato così. Renzi ha pochissima indulgenza: prima è uomo di governo e poi uomo di partito. E lo è come avviene nei Labour, in cui c'è un forte leader e in cui c'e'necessità che il leader di partito sia anche il capo del governo con una posizione politica che è identificata dagli atti dell'esecutivo. Cosa che Renzi ribadisce senza avere grande indulgenza per le posizioni ideologiche. A differenza dei Labour ai tempi di Blair però questo nel Pd di Renzi non è stato accompagnato da una riscrittura approfondita del programma del partito. Semplicemente Renzi ha preso una serie di posizione di governo e quelle rappresentano la linea del partito. E' una linea di centrosinistra che cerca di raccogliere sul centro più consensi possibile.
Cosa dovrebbe fare il premier e segretario del Pd che invece non fa?
Dedicare un po' più di attenzione alla narrazione, a fornire una giustificazione ideologica generale alla posizione che ha preso. Spiegando che per l'Italia la sua linea è il massimo di sinistra efficace che è possibile strappare nelle attuali condizioni. Renzi finora non ha fornito una adeguata giustificazione all' interno del partito, cosa cui sarebbe opportuno dedicasse più attenzione invece o la facesse dedicare da quelli che ha vicino a lui, disposti a darla. E ne ha non pochi. E se è vero che se Renzi risparmiasse qualche battuta aspra eviterebbe tensioni inutili, però il problema è che ci sono differenze di linea innegabili, la sua più liberal solidaristica contro una linea più tradizionale socialdemocratica.
Renzi accusato di arroganza dalla minoranza nel Pd. E nel Pci- Pds- Ds ci sono stati altri casi in cui un leader sia stato avvertito così nel suo partito?
Una lotta esplicita fra maggioranza e minoranza c'e' sempre stata. Quello che ha avuto momenti di asprezza con chi non la pensava come lui è stato Massimo D'Alema, che oggi è l'ultimo a doversi lamentare della arroganza del capo. Lui lo è stato in parecchi momenti, basti a pensare agli scontri epici con Cofferati
Quale è il maggior problema di Renzi di fronte alla minoranza interna?
Il grado di conflitto fra le due linee nel Pd è molto elevato. Renzi come leader ha in mano quello che fu il Pci, dove esiste ancora un gruppo molto forte. Un gruppo che si sente frodato del partito da Renzi. Per questo una maggiore moderazione formale del leader del Pd sarebbe utile per non aggiungere a motivi sostanziali irritazioni dovute a intemperanze E' un fiorentino che ha la battuta molto pronta e sarebbe forse il caso che in certi casi la controllasse, senza uscire dalla sua linea politica che è molto chiara ed e' in contrasto con la visione del Paese sostenuta per tanto tempo sia dal Pci che dalla sinistra democristiana.
Cosa non viene digerito di Renzi?
Da molti che vengono dalla sinistra Democristiana la rivoluzione apportata con la revisione della legge elettorale e costituzionale fanno fatica a essere digerite in una certa visione tradizionale dell'Italia. Viene contestato il tipo di processo verso cui si va avanti, una repubblica del leader. Una visione quella di Renzi in cui- poche storie- è il leader che deve essere segretario del partito e capo del governo e che deve indicare le riforme. Ma questo va contro la visione mediatoria e compromissoria che una volta avevano sia vasti settori del Pci che della Dc, quella della Bindi da un lato e quella di Bersani dall'altro, visioni entrambe ferocemente antirenziane.I contrasti ci sono e forti: serve una maggiore capacità di discutere.
Come vive Renzi segretario nel suo partito? E con questo clima come affronterà il referendum sulle riforme?
Renzi ha contro nel Pd un gruppo di persone importanti che non hanno accettato la sua rivoluzione e che lo considerano una iattura per la sinistra e per il paese. Non è facile vivere in queste condizioni. Lo spazio per aprire un tavolo di discussione approfondito manca sempre, per creare un senso di identità del partito, quel tanto di patriottismo che consenta a questi due pezzi di collaborare quando ci sono scadenze importanti come quelle elettorali.Parecchi della sinistra stanno nei comitati per il no alla riforma costituzionale, pur sapendo benissimo che a una eventuale caduta della riforma segue una caduta del governo Renzi, dopo la quale si andrebbe a elezioni da sbando Se infatti Renzi cade per una sconfitta sul referendum istituzionale per il concorso della estrema sinistra e di tutti gli altri, il 'tutti contro Renzi', è un 'tutti' che non si può mettere assieme
Qual è uno scenario possibile?
Il rischio di un tutti contro Renzi c'e', ma penso ancora che sia improbabile e che prevarrà quello che una volta era il senso di una comunità del partito. L'opportunismo democratico in questo caso può arrivare alle stesse conclusioni: che è meglio non far cadere il governo.
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