Le 25 precisazioni alla Camera: dalla cancellazione del bicameralismo perfetto ai poteri delle Regioni fino al premierato

 Venticinque precisazioni. Il premier Matteo Renzi interviene in aula e, in 25 minuti, prende in considerazione 25 punti sollevati dalle opposizioni sulle riforme costituzionali. Dalla cancellazione del bicameralismo perfetto (già nelle intenzioni dell'Assemblea costituente, dice) ai poteri delle Regioni ("è una controriforma dell'articolo V, sì") al premierato ("la riforma – puntualizza – non tocca i poter del primo ministro, anche se è l'unico in Europa non in condizione di nominare o rimuovere un ministro").

"PRESO TERRIBILMENTE SUL SERIO CRITICHE OPPOSIZIONI". Perché "quello che tenevo a fare oggi – spiega di fronte a un'aula semivuota, con tutte le opposizioni fuori – è dire che ho preso terribilmente sul serio le critiche che sono venute dalle opposizioni che oggi sono scappate. Non pensiamo di aver fatto tutto bene, ma pensiamo di aver adempiuto a un obbligo morale e giuridico, col quale siamo degni di rappresentare il popolo italiano".

"PIU' SEDUTE CHE PER L'ASSEMBLEA COSTITUENTE, OGGI VINCE LA DEMOCRAZIA". E a chi parla di deriva autoritaria sulle riforme, ribatte che al ddl Boschi "si è lavorato per 173 sedute al 7 aprile, sono state 170 quelle dell'Assemblea costituente". Snocciola i numeri dei lavori parlamentari, di gran lunga più alti di quelli del 1947. Ricorda come si arrivati fin qui: "Il 12 marzo 2014 venti giorni dopo essere passati dal giuramento del Quirinale e qualche giorno dopo aver ottenuto la fiducia, abbiamo chiesto alle forze vive del Paese di esprimersi col metodo del confronto. Poi abbiamo licenziato un testo in Consiglio dei ministri. A quel punto è partito un dibattito, che è stato più corposo di quello dell'Assemblea costituente. Si può essere d'accordo o meno, ma oggi vince la democrazia".

"MOLTI RESTERANNO FUORI DAL PARLAMENTO". E poi l'affondo: "Sono stati presentati 83 milioni di emendamenti, si domandino i signori del Parlamento se l'uso strumentale di tanti emendamenti con l'unico obiettivo di non discutere nel merito quelli su cui si poteva trovare un punto di convergenza" sia apprezzato dagli elettori, soprattutto da quelli che "dicono 'andiamo a votare', ma quando andremo a votare molti di loro resteranno fuori dal Parlamento e non credo che sarà un problema per gli elettori".

"FI HA CAMBIATO IDEA DOPO ELEZIONE MATTARELLA". Attacca poi Forza Italia: "Non abbiamo cambiato idea rispetto al testo che oggi andate a votare – dice -. L'argomento che ha portato una parte di questo Parlamento a venire meno all'impegno preso non ha a che vedere col contenuto della riforma, ma col fatto che un'altra parte di questo Parlamento ha eletto presidente della Repubblica un galantuomo che si chiama Sergio Mattarella e questo non ha trovato d'accordo il leader di quel gruppo".

"MI GIOCO TUTTO". Ribadisce l'intenzione di dimettersi, in caso di bocciatura del referendum ma, prima di entrare in aula chiarisce, parlando con i cronisti, che considererà una vittoria la prevalenza del sì a prescindere dal dato dell'affluenza: "Basta vincere, mi gioco tutto… Per cui…".

"NON SI PARLERA' SOLO DI CONTENUTI". E ammette: "So che la campagna referendaria non parlerà solo di contenuti, anche per mia responsabilità. Non discuteremo soltanto di singole norme o valutazioni giuridiche, ma anche di argomenti più demagogici, più popolari, spero non populisti. Discuteremo anche di questo, sarei ingiusto se non dicessi questo".

"SIAMO QUI GRAZIE A NAPOLITANO". Infine il ringraziamento all'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "C'è un senatore – spiega – senza il quale non saremmo qui. E' stato il senatore a vita Giorgio Napolitano in un intervento applaudito anche da coloro che non sono qua a utilizzare parole sferzanti ma cariche di verità per la classe politica. A invitare a fare di questa legislatura la legislatura delle riforme. Siamo qui perché il presidente Napolitano ci ha stimolato e invitato".

"DAI POLITICI GRANDISSIMA LEZIONE DI DIGNITA'". Grazie a questo, sottolinea Renzi, "per la prima volta la politica riforma se stessa in modo compiuto e organico. Le parlamentari e i parlamentari hanno dato una grandissima lezione di dignità al resto della classe dirigente di questo Paese".

 

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