La decisione del presidente del Senato in apertura di seduta
Pietro Grasso decide d'imperio l'inversione dell'ordine del giorno dei lavori dell'assemblea. Lo stupore del Partito democratico in aula al Senato è palpabile. Il presidente del Senato, in apertura di seduta, ha infatti deciso di affrontare prima la richiesta di arresto ai domiciliari emessa nei confronti di Stefano Caridi (Gal) e poi il ddl editoria.
Decisione accolta dall'imbarazzo del Pd e dalla contrarietà del centrodestra. "Prendo atto della sua decisione, avendola appresa nel momento in cui l'ha comunicata", ha sostenuto Luigi Zanda, capogruppo Dem, sottolineando quindi la totale autonomia dell'atto di Grasso. "Chiedo formalmente la convocazione della capigruppo per affrontare l'inversione dell'ordine del giorno da lei decisa", ha chiesto invece Paolo Romani di Forza Italia, la cui richiesta è stata rimandata al mittente dallo stesso presidente. Grasso ha infatti spiegato: "Non è una modifica di calendario, è un'inversione dell'Odg, è un'anticipazione di un argomento all'ordine dei lavori, già deliberato nella capigruppo. Non ritengo di doverla convocare". Dura l'accusa di Lucio Barani di Ala: " Lei qui sta intaccando la democrazia!".
Già ieri Grasso aveva espresso la sua contrarietà sul rallentamento in giunta delle Immunità, che è riuscita a votare solo nel pomeriggio. La richiesta di arresto, emessa dal gip di Reggio Calabria nei confronti del senatore di Gal, si basa su una presunta appartenenza alla 'Ndrangheta. La mafia, si sa, è tema caro all'ex magistrato, oggi seconda carica dello Stato. Si spiegherebbe così, quindi, la presa di posizione di Grasso, che rimane fermo sul punto e avvia la discussione generale su Caridi.
Ora il Senato voterà su due questioni, una pregiudiziale e l'altra sospensiva, presentate da Forza Italia, per mano di Lucio Malan. Quasi certa la richiesta di voto segreto, mentre a preoccupare è il numero legale, benchè tutti i gruppi abbiano assicurato la presenza in aula. Lo stesso Partito democratico ha chiesto ai propri senatori la presenza, ma si fa notare che, qualora Caridi fosse salvato dal segreto, la colpa rischia di ricadere sul Pd.
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