Intanto il premier torna ad attaccare il fronte del 'no': "Vogliono guidare il Paese, per loro ultima chance"
Sarebbe "un errore" se il premier Matteo Renzi si dimettesse qualora vincesse il No il 4 dicembre. Questa la convizione del ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Non bisogna, spiega ai giornalisti in Transatlantico alla camera, "confondere una parte con il tutto: il nostro è un governo che ha messo il segno più al Pil, eliminato l'art.18 che, per quanto ci riguarda come Viminale ha realizzato un sistema di sicurezza e prevenzione che ha finora funzionato. Rispetto a questo tutto il giudizio dovrà avvenire alle elezioni politiche e non al referendum. Le riforme sono una parte importante, non il tutto".
Intanto il premier torna ad attaccare il fronte del 'no'. "Più andiamo avanti e più è evidente che i leader del fronte del No usano l'appuntamento del 4 dicembre per tentare la spallata al Governo. Vogliono tornare loro a guidare il Paese e si rendono conto che questa è l'ultima chance. Ecco perché da Berlusconi a D'Alema, da Monti a De Mita, da Dini a Cirino Pomicino fino a Brunetta Grillo e Gasparri stanno tutti insieme in un fronte unico. Provate a chiedere loro su cosa andrebbero d'accordo: su nulla, probabilmente. Solo sul dire no", afferma Renzi nella sua e-news.
"L'Italia non si cambia con i no. L'Italia non va avanti seguendo chi sa solo criticare gli altri senza proporre un'alternativa. Ecco perché ogni giorno di più il referendum diventa un derby tra futuro e passato, tra speranza e nostalgia, tra chi vuole cambiare e chi preferisce non cambiare nulla". "Stavolta possiamo davvero liberarci della maledizione del Gattopardo – aggiunge Renzi – Ma perché ciò accada è fondamentale che tante persone si mettano in gioco".
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata