La scelta dell'ex premier è, però, accompagnata da critiche alla riforma: "Non ha certo la profondità e la chiarezza necessarie"

Teatri, social network, trasmissioni tv. La campagna elettorale di Matteo Renzi, a pochi giorni dal traguardo, corre veloce. Da oggi, però, al fianco del premier, a tirare la volata finale, c'è un 'gregario' d'eccezione: Romano Prodi ha sciolto le riserve e detto che voterà Sì al referendum. L'ex premier non è troppo buono nei confronti della nuova Carta: non ha "certo la profondità e la chiarezza necessarie", dice, ma sente "di dovere rendere pubblica" la sua posizione "nella speranza che questo giovi al rafforzamento della nostre regole democratiche". Prodi dipinge il suo Sì come "naturalmente rispettoso" nei confronti di chi farà una scelta diversa. "Nella vita, anche le decisioni più sofferte debbono essere possibilmente accompagnate da un minimo di ironia", scrive e ricorda le parole della madre di quando da bambino cercava di volere troppo. "Mi guardava e diceva: 'Romano, ricordati che nella vita è meglio succhiare un osso che un bastone'"

La metafora è di bersaniana memoria, (anche se l'ex segretario non apprezza, "io non succhio né l'osso né il bastone", dice) ma premier incassa e ringrazia. "Voterà sì pur non condividendo tutto ma riconoscendo che c'è un'esigenza per il Paese – dice – sa che non è perfetta, ma una riforma perfetta non si farà mai".

La scelta insomma, ripete, è tra 'Sì' o 'mai'. "È come la cometa di Halley: ripassa tra vent'anni, non la faranno più". Renzi insiste sul merito: le 'seggiole' da tagliare ("Da lunedì su tre ce ne potranno essere due. Quindi vuol dire che il politico che rimane in piedi dovrà provare l'ebbrezza mistica di andare a lavorare", attacca), il "Paese più bello e più complicato del mondo" da semplificare.

Prova a non perseverare nell'errore della personalizzazione ma ammette che ci saranno conseguenze sul Governo. Quanto a un eventuale rimpasto con la vittoria del Sì Renzi taglia corto. "Se vinciamo cambiamo la linea politica dell'Europa sull'immigrazione. La prima cosa che faccio – spiega – è andare in Parlamento e chiedere l'autorizzazione di mettere il veto al bilancio perché questi capiscono solo il linguaggio dei soldi".

Dal 5 dicembre, poi, in caso di approvazione della riforma, sul tavolo dell'inquilino di palazzo Chigi arriverà il dossier banche. "La questione bancaria sarà affrontata dopo il referendum, l'Italia è un Paese solido". Oggi la corsa elettorale va avanti tra radio, tv e un comizio in Campania. La stanchezza si fa sentire, ma l'ex rottamatore tiene duro. "Quando ci sono le elezioni è sempre un momento bello, ci si arriva stanchi ma è bello – dice – Ci si stanca in miniera".

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