Il rischio, dice il giudice, è che replichi "condotte delittuose analoghe a quelle accertate"
Raffaele Marra è finito in carcere perché, secondo il gip Maria Paola Tomaselli che ne ha firmato l'ordine di arresto sussiste "il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di condotte delittuose analoghe a quelle accertate e ciò ancor più in considerazione del ruolo in concreto attualmente rivestito dal Marra all'interno del Comune di Roma, della indubbia fiducia di cui egli gode, da parte del sindaco, Virginia Raggi, quale emerge dall'esposto presentato da Carla Romana Raineri, dopo le dimissìoni da capo di Gabinetto del Comune di Roma, nonché dalla obiettiva circostanza che il predetto, nonostante la campagna di stampa che pure si è registrata in suo sfavore, non è stato esautorato, ma è stato nominato direttore del dipartimento Organizzazione e Risorse Umane del Comune". E quanto si legge nel provvedimento cautelare che ha portato in carcere oltre a Raffaele Marra e l'imprenditore Sergio Scarpellini.
"L'analisi dei rapporti intrattenuti dai medesimi (Marra e Scarpellini ndr) negli anni, denotano la loro spiccata pericolosità sociale certamente tale da rendere assai probabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi", scrive ancora la gip.
"A fronte della sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di entrambi gli indagati per il reato loro in concorso contestato – si legge nel provvedimento – vi è il concreto pericolo che Marra e Scarpellini, se lasciati in libertà, commettano altri gravi delitti della stessa specie di quelli per cui si procede".
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