Ipotesi interim di Orfini ma c'è lo scoglio Statuto: la figura del 'reggente' non esiste in caso di scioglimento anticipato dell'Assemblea
Si fa più reale la prospettiva di vedere Matteo Orfini, attuale presidente del Pd, prendere le redini del partito nel periodo che intercorrerà tra le dimissioni di Matteo Renzi – che dovrebbero arrivare nell'assemblea nazionale convocata per domenica – e il congresso. L'ipotesi circolava con insistenza ieri tra i parlamentari, caldeggiata in particolare dai 'Giovani Turchi' che oggi si riuniscono alla Camera nella doppia componente: sia l'ala legata al ministro della Giustizia Andrea Orlando sia quella vicina a Matteo Orfini.
SCOGLIO STATUTO. Da Statuto, tuttavia, fanno notare fonti del partito, la figura del segretario 'reggente' non esiste nel caso in cui ci sia lo scioglimento anticipato dell'Assemblea, opzione necessaria per avviare il congresso anticipato. Fatto salvo che l'Assemblea, in quanto organo sovrano, può cambiare anche parti dello Statuto, al momento le regole prevedono che se il segretario cessa dalla carica prima del termine del suo mandato – come in questo caso con le eventuali dimissioni di Renzi domenica – l'Assemblea può o eleggere un nuovo segretario per la parte restante del mandato o sciogliere in anticipo l'Assemblea e dare il via al congresso.
VERTICE NELLA NOTTE. Dopo la direzione di domenica il Pd è impegnato in un continuo lavoro di mediazione per evitare la spaccatura. Fonti parlamentari confermano un incontro avvenuto ieri sera nella sede del Partito democratico al Nazareno tra il segretario Matteo Renzi, la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi e i ministri Dario Franceschini e Luca Lotti. Ieri, Orlando chiedeva di "mettere al bando la parola scissione" sostenendo che non è tempo di parlare di una sua candidatura, la speranza tra i parlamentari più vicini al ministro della Giustizia è che le diverse anime della minoranza dem, col tempo, convergano attorno a un unico candidato e che gli altri sfidanti – da Enrico Rossi a Michele Emiliano, fino a Roberto Speranza – si ritirino.
RENZI RADUNA I SUOI A TORINO. Intanto Renzi raduna i suoi sostenitori a Torino in vista del congresso. "Per prepararci a vivere il congresso non come scontro sulle poltrone, ma come confronto di idee ho bisogno del vostro aiuto: intanto sui progetti per il futuro dell'Italia. Dal 10 al 12 marzo con gli amici che sosterranno la mozione congressuale ci vedremo a Torino, al Lingotto. Nel luogo dove nacque il Pd a fare… il tagliando a quell'idea di quasi dieci anni fa", scrive il segretario nella sua enews. "Il verbo del congresso e delle primarie non è 'Andatevene!' ma 'Venite!', portate idee, portate sogni, portate critiche. Venite, partecipate. È inspiegabile far parte di un partito che si chiama democratico e aver paura della democrazia".
IL TRIDENTE ROSSI-SPERANZA-EMILIANO. E l'opposizione interna intende dare battaglia sabato. Roberto Speranza, Michele Emiliano ed Enrico Rossi in una nota congiunta hanno sottolineato "sabato mattina, saremo tutti assieme al Teatro Vittoria, con l'obiettivo di costruire un'azione politica comune, per rivolgere un appello a tutti i nostri militanti ed attivisti e per impedire una deriva dagli sviluppi irreparabili. Il Pd non può smarrire la sua natura di partito del centrosinistra, che trova le sue ragioni fondative nel principio dell'uguaglianza e nei valori della Costituzione".
Anche Pier Luigi Bersani e la minoranza Pd parteciperanno all'assemblea di domenica. È quanto stabilito nel corso di una lunga riunione della sinistra dem che si è svolta a Montecitorio. Ci sono passi avanti per evitare la scissione? "Per ora non ne vedo, vediamo come finisce la giornata – risponde Bersani ai cronisti in Transatlantico – Avete visto le dichiarazioni dei tre possibili candidati? Cosa deve fare uno per ricevere una telefonata? – dice riferendosi a Matteo Renzi – Ho fatto il segretario anch'io, so come funziona. Non che basti una telefonata…ma almeno per buona educazione".
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