Dura lettera aperta dell'ex presidente del Consiglio: Buttati come sciacallo sulle indagini. Il comico: Sei una gaffe esistenziale
Botta e risposta tra Matteo Renzi e Beppe Grillo sulle vicende giudiziarie di Tiziano Renzi, padre dell'ex presidente del Consiglio. "L'unica notizia è che il rottamatore riuscirà, forse, solo a rottamare il padre". Beppe Grillo dal suo blog attacca a testa bassa l'ex premier Matteo Renzi. Lo definisce "menomato morale" e cita le sue parole di ieri: "Per mio padre doppia condanna". "Lo esclama così – commenta – con l'intensità morale di un'ordinazione al bar del circolo dei compagni di merende. Ma cosa vuol dire 'per mio padre doppia condanna?'". "Sciacallo" dice Renzi al comico che ribatte: Sei una gaffe esistenziale: "Si derottamano padri solo se la rottamazione è una gaffe comprovata, Matteo tu sei una gaffe esistenziale. Per una volta che leggo quello che dici non puoi prendetela con me. Fatti coraggio e rileggi a voce alta, magari ti aiuta".
LA LETTERA DI RENZI "Buttati come sciacallo sulle indagini, se vuoi, caro Beppe Grillo. Mostrati per quello che sei. Ma non ti permettere di parlare della relazione umana tra me e mio padre. Perché non sai di che cosa parli e non conosci i valori con i quali io sono cresciuto". Lo scrive l'ex premier sul suo blog, in una lettera aperta indirizzata a Beppe Grillo. "Spero che i tuoi nipoti – aggiunge – possano essere orgogliosi di te come lo sono di Tiziano Renzi i suoi nove nipoti Mattia, Francesco, Gabriele, Emanuele, Ginevra, Ester, Maddalena, Marta e Maria. E spero che un giorno ti possa vergognare, anche solo un po', per aver toccato un livello così basso. Ti auguro una buona serata. E ti auguro di tornare umano, almeno quando parli dei valori fondamentali della vita, che vengono prima della politica".
"Caro Grillo, oggi hai fatto una cosa squallida: hai detto che io rottamo mio padre. Sei entrato nella dinamica più profonda e più intima, la dimensione umana tra padre e figlio, senza alcun rispetto. In modo violento".
"In una trasmissione televisiva – aggiunge – ieri ho spiegato la mia posizione, senza reticenze. Da uomo delle istituzioni ho detto che sto dalla parte dei giudici. Ho detto provocatoriamente che se mio padre fosse colpevole meriterebbe – proprio perché mio padre – il doppio della pena di un cittadino normale. E ho detto che spero si vada rapidamente a sentenza perché le sentenze le scrivono i giudici, non i blog e nemmeno i giornali. Per decidere chi è colpevole e chi no, fa fede solo il codice penale, codice che pure tu dovresti conoscere, caro Beppe Grillo".
"Dire queste cose – sottolinea – costa fatica quando è indagato tuo padre. Ma è l'unico modo per rispettare le Istituzioni. Perché quando hai giurato sulla Costituzione, quando ti sei inchinato alla bandiera, quando hai cantato l'inno nazionale davanti a capi di stato stranieri rimani uomo delle Istituzioni anche se ti sei dimesso da tutto. Anziché apprezzare la serietà istituzionale tu hai cercato di violare persino la dimensione umana della famiglia. Non ti sei fermato davanti a nulla, strumentalizzando tutto".
"MIO PADRE TI STAREBBE SIMPATICO" "Mio padre è un uomo di 65 anni, tre anni meno di te. Probabilmente ti starebbe anche simpatico, se solo tu lo conoscessi" prosegue Renzi. "È un uomo vulcanico – aggiunge – pieno di vita e di idee (anche troppe talvolta). Per me però è semplicemente mio padre, mio babbo. Mi ha tolto le rotelline dalla bicicletta, mi ha iscritto agli scout, mi ha accompagnato trepidante a fare l'arbitro di calcio, mi ha educato alla passione per la politica nel nome di Zaccagnini, mi ha riportato a casa qualche sabato sera dalla città, mi ha insegnato l'amore per i cinque pastori tedeschi che abbiamo avuto, mi ha abbracciato quando con Agnese gli abbiamo detto che sarebbe stato di nuovo nonno, mi ha pianto sulla spalla quando insieme abbiamo accompagnato le ultime ore di vita di nonno Adone, mi ha invitato a restare fedele ai miei ideali quando la vita mi ha chiamato a responsabilità pubbliche. Questo è mio padre".
UNA COSA SQUALLIDA. "Caro Grillo, oggi hai fatto una cosa squallida: hai detto che io rottamo mio padre. Sei entrato nella dinamica più profonda e più intima, la dimensione umana tra padre e figlio, senza alcun rispetto. In modo violento" aveva esordito Renzi. "In una trasmissione televisiva ieri ho spiegato la mia posizione, senza reticenze. Da uomo delle istituzioni ho detto che sto dalla parte dei giudici. Ho detto provocatoriamente che se mio padre fosse colpevole meriterebbe – proprio perché mio padre – il doppio della pena di un cittadino normale. E ho detto che spero si vada rapidamente a sentenza perché le sentenze le scrivono i giudici, non i blog e nemmeno i giornali. Per decidere chi è colpevole e chi no, fa fede solo il codice penale, codice che pure tu dovresti conoscere, caro Beppe Grillo".
"Dire queste cose – sottolinea – costa fatica quando è indagato tuo padre. Ma è l'unico modo per rispettare le Istituzioni. Perché quando hai giurato sulla Costituzione, quando ti sei inchinato alla bandiera, quando hai cantato l'inno nazionale davanti a capi di stato stranieri rimani uomo delle Istituzioni anche se ti sei dimesso da tutto. Anziché apprezzare la serietà istituzionale tu hai cercato di violare persino la dimensione umana della famiglia. Non ti sei fermato davanti a nulla, strumentalizzando tutto".
"VERITA' ARRIVERA' " "Vedremo che cosa accadrà. Mio padre ha reclamato con forza la sua innocenza, si è fatto interrogare rispondendo alle domande dei magistrati, ha attivato tutte le iniziative per dimostrare la sua estraneità ai fatti. Personalmente spero che quando arriverà la parola fine di questa vicenda ci sia la stessa attenzione mediatica che c'è oggi. La verità arriva, basta saperla attendere" precisa Renzi
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