Gentiloni: "Qui per il futuro dell'Italia". Orfini: "Prima di alzare il ditino, fare autocritica"
Si chiude la tre giorni al Lingotto della convention voluta da Matteo Renzi, in corsa per la riconferma alla segreteria Pd. Oggi è il giorno del premier Paolo Gentiloni, che intanto scrive su Twitter: "Oggi al #Lingotto17 con Matteo Renzi. Più forza al Pd per il futuro dell'Italia". Sul palco del Padiglione 1 dell'ex stabilimento Fiat si susseguono gli interventi dell'eurodeputata Cecile Kyenge, del ministro dei Trasporti Graziano Delrio, del deputato Matteo Richetti, dell'ex sindaco di Torino ed segretario Ds Piero Fassino, della ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli e del sottosegretario Tommaso Nannicini.
"Sinistra è una parola che si porta dentro il passato e guarda al futuro. La sinistra non può essere chiusa in una minoranza, in una mozione. La sinistra siamo noi, la sinistra è il Partito Democratico. Non accettiamo che nessuno ci dica cos'è sinistra", attacca dal palco il presidente del Pd Matteo Orfini, "prima di alzare il ditino, dico a quelle persone di fare autocritica e spiegarci perché non sono riusciti a fare quello che dovevano fare. E' la prima volta, come dice Richetti, che i padri scappano di casa e lasciano i figli". "Avremo fatto qualche errore, ma non accettiamo di stare fermi a guardare. Per la prima volta, i padri, per non lasciare i figli dilapidare il patrimonio, abbandonano i figli, lasciando il centrosinistra italiano", il messaggio di Richetti. Gli fa eco l'ex vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani: "Non accettiamo nessuna lezione da chi prima ha ucciso l'Ulivo e adesso sta cercando di uccidere il Pd". "La sinistra italiana è qui oggi – ha rimarcato – e siamo noi".
"Oggettivamente qualcuno ha cercato di distruggere il Pd, perchè c'era una debolezza oggettiva della leadership, la mia. Qualcuno non si è reso conto che però c'è una solidità e una forza che esprime la comunità del Pd indipendentemente dalla forza della leadership. Si mettano il cuore in pace, questa è la nostra storia e vostra storia", ha attaccato Matteo Renzi nel discorso conclusivo, "forse non siamo riusciti a spiegare il motivo vero di questo momento di incontro, che non è semplicemente il contributo dei relatori o la partecipazione ai tavoli di lavoro fino a mezzanotte – il che dimostra che la politica è una cosa bella che mette in moto la voglia di partecipare -. Ma non è stato questo l'elemento chiave. E nemmeno Veltroni è stato l'elemento chiave. L'elemento chiave è che qui c'è un popolo, non un insieme di dirigenti, che vuole cambiare l'Italia, un popolo che ha dei valori e che ci crede e non si fa distruggere da niente e da nessuno".
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