Quasi 2 milioni al voto. L'ex premier apre agli avversari: "Terremo conto delle battaglie di Orlando ed Emiliano"
Matteo Renzi si riprende il Pd e manda ko gli avversari arrivando al 70,01% e staccando di molto Andrea Orlando (che si ferma intorno al 19,5%) e Michele Emiliano (vicino al 10,5%). "È un risultato impressionante – dice dal palco allestito per lui sin dal primo pomeriggio sulla terrazza del Nazareno – che va oltre ogni nostra aspettativa".
Il neo segretario ringrazia Orlando ed Emiliano per la passione messa nella battaglia. I numeri, le file ai gazebo – gongola – raccontano di "2 milioni di donne e uomini" che hanno scelto il loro leader: "Persone non algoritmi, cittadini non numerini, volti non fake e troll sui social", sottolinea puntando il dito contro quel M5S che sin dall'inizio della sfida congressuale è stato il suo nemico numero uno.
Agli avversari delle primarie Renzi promette di farsi carico delle loro battaglie. Basta parlare di 'partito di un uomo solo', quindi: umiltà e responsabilità saranno le parole del nuovo corso, assicura.
Ma basta, anche e soprattutto, "ai litigi". Oggi "ha vinto tutto il Pd", dice, tagliando fuori dai festeggiamenti solo coloro – come Bersani, D'Alema & co. – "che si sono vergognati dei risultati ottenuti" nel corso dei mille giorni.
Il Pd ha un leader forte? "Questo lo vedremo – spiega – ma questa non è una rivincita" del referendum. "È una pagina nuova. Non un secondo tempo, ma una nuova partita, da vincere", è l'unico mea culpa del discorso pronunciato davanti a telecamere e taccuini, cercando di portare "la gente dalla nostra parte. Compito del Pd, è sicuro il segretario, "è quello di non lasciare l'Italia nella palude". Ecco perché Renzi, dopo che i suoi si affannano per tutta la sera a ribadirsi vicini al Governo, ringrazia il premier Paolo Gentiloni e tutta la sua squadra ma sottolinea: "Ci attendiamo molto e lavoreremo al loro fianco con grande convinzione".
Legge elettorale, Alitalia e composizione di una segreteria "plurale" sono i primi dossier ai quali Renzi si metterà al lavoro, insieme ai fedelissimi Martina, Richetti e Guerini. Per sbloccare lo stallo in cui si trova il Parlamento sul dopo Italicum i dem sono pronti a trattare con il M5S, pur senza riporre troppa fiducia negli interlocutori, per provare a spuntarla sul premio alla lista. "La legge elettorale nasce da una mediazione. Ma la scissione è uno degli elementi che rendono un po' più complicato il premio di coalizione", dice sibillino Dario Franceschini.
Coalizione con Forza Italia, quindi? "Non esiste", assicura Richetti ed è lo stesso Renzi a mettere le cose in chiaro: "La grande coalizione io voglio farla con i cittadini, non con dei presunti partiti che non rappresentano nemmeno se stessi", dice mandando un chiaro messaggio agli ex dem. Nonostante la batosta, su questo fronte, si dice "ottimista" Andrea Orlando.
"La posizione politica che abbiamo avanzato sarà presto la posizione del partito: ovvero la costruzione di un centrosinistra largo contro le destre" – dice dopo aver chiamato il- segretario per le congratulazioni di rito – Ci batteremo ancora per questa prospettiva.
Non è arrivato il momento di smobilitare".
Pensa al futuro anche Michele Emiliano che apprezza il tono "diverso" percepito nelle parole di Renzi dopo averlo sentito. "Sente la responsabilità del momento", dice, pur ribadendo un'opposizione interna senza sconti. "L'affluenza tiene al Sud, anzi incrementa leggermente il numero dei votanti. Questo è merito della nostra mozione che ha messo la questione del Mezzogiorno al centro – sottolinea – Il fronte democratico non esisteva, ora ci sono migliaia di militanti. Noi siamo certi di essere il futuro del Pd, un Pd che tiene dentro tutti e rispetta i valori fondanti della sinistra, prima di tutto quello di stare dalla parte degli ultimi".
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