"C'è la necessità di leggi elettorali organiche, omogenee e fra loro coerenti"
E' divorzio definitivo? Ai posteri l'ardua sentenza. Il centrodestra torna a spaccarsi e questa volta è la legge elettorale a dividere Forza Italia e Lega Nord. Le schermaglie post-Macron, annunciate, si sono concretizzate oggi quando Silvio Berlusconi ha messo nero su bianco qual è la prima scelta degli azzurri in materia elettorale.
Prima di tutto "occorre una legge elettorale che consenta un'effettiva corrispondenza fra il voto espresso dagli italiani e la rappresentanza in Parlamento, evitando correttivi maggioritari", dice Berlusconi dopo aver riunito i vertici di Fi a palazzo Grazioli. E infine c'è "la necessità di leggi elettorali organiche, omogenee e fra loro coerenti, fra Camera e Senato, come più volte raccomandato dal Capo dello Stato" e "considera infine necessario che il rapporto fra elettori ed eletti sia garantito attraverso strumenti chiari e realmente efficaci, evitando in ogni caso il ricorso al voto di preferenza".
Insomma un modello proporzionale puro, che al Carroccio non può ovviamente piacere. L'ex Cav con questa mossa sferza l'attacco frontale, proponendo un sistema che va sicuramente più a favore di Fi, costringendo eventualmente la Lega a una coalizione. "Il lepenismo è fallito" e con lui anche "l'idea sovranista" ragione Berlusconi, "ora Salvini deve capire che la strada da percorrere è per un centrodestra unito" dove ovviamente non gli spetta di diritto la leadership. Per l'ex premier infatti, come ribadito ieri, "un candidato premier si sceglie facendo la sintesi delle idee, dei valori e dei programmi del centrodestra e vedendo chi è meglio in grado di rappresentarli, di convincere gli italiani e di governare il paese con determinazione, con efficienza, serietà e credibilità. Non attraverso una grossolana conta di chi ha la maggiore capacità di mobilitare militanti organizzati".
Matteo Salvini comunque non ci sta: "Non c'è nulla di eterno, nemmeno l'alleanza con Berlusconi e Arcore, dipende da cosa serve alla nostra gente". Le alleanze, risponde durante una diretta Facebook, "non me le impone nessuno. Io non guido la Lega dei camerieri". Salvini è impegnato nel congresso della Lega che dovrebbe vederlo riconfermato alla guida del Carroccio, anche se alla fine conti alla mano, assicurano, dovrà registrare lo scotto di aver cavalcato l'onda lepenista. A Salvini, dietro il "basta che andiamo al voto subito", c'è la consapevolezza che per il suo partito sarebbe meglio il maggioritario che lo vedrebbe dominare al Nord a discapito di Forza Italia. Lo stesso leader leghista ieri aveva avvertito Berlusconi: "Non si può tifare per il centrodestra unito ma essere a favore del proporzionale e contro il maggioritario. Con quest'ultimo l'alleanza si dovrebbe fare prima, mentre con il primo dopo. Ma solo eventualmente". La scelta quindi è il fifty-fifty che piace a Salvini, con l'incredibile effetto di veder nascere in commissione improbabili alleanze: Lega con Pd e Fi con M5S dall'altra. Ma non è solo una questione di leadership, ciò che divide realmente Salvini e Berlusconi è la data del voto.
L'ex Cav non vuole anticipi forzati e questo lo ha detto anche all'altro' Matteo. La trattativa infatti tra Pd e Forza Italia è saltata quando si era capito che la strategia era esattamente quella. Ora il centrodestra è spaccato più che mai. In commissione Fratelli d'Italia sta con gli azzurri e la Lega invece si trova praticamente sulla soglia del Nazareno.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata