"La dignità è garantita da strutture sanitarie d'eccellenza nel carcere in cui è detenuto"

"La dignità della persona va garantita  in carcere e, per quanto riguarda la situazione di Riina, come Commissione Antimafia riteniamo che sia garantita da strutture  sanitarie d'eccellenza che sono nel carcere in cui è detenuto. La sua scarcerazione sarebbe un segnale di cedimento dello Stato  nei confronti della mafia che non ci possiamo permettere". Così  Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia,  ha commentato al Sir (Sevizio Informazione Religiosa) la sentenza della Cassazione che apre ad un'eventuale scarcerazione di Totò Riina perchè gravemente malato.

"Leggeremo con attenzione la sentenza della Cassazione – ha spiegato Bindi – ma vorrei rassicurare tutti sul fatto che Totò Riina in carcere per il 416 bis ha a disposizione strutture sanitarie d'eccellenza ed è assolutamente garantita la dignità della sua persona per la fase che sta attraversando, che è quella della malattia".

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"Crediamo che in questo modo si risponda alla domanda che anche la Cassazione sottolinea", ha proseguito la presidente, rilevando che "nessuno vuole negare la dignità a chi, peraltro, non ha certamente assicurato dignità nè in vita nè in morte a migliaia di persone. Lo Stato agisce nel canone della legalità e  quindi del rispetto della persona, e a Riina tutto questo è  assicurato".

"Personalmente e anche come Commissione –  ha aggiunto Bindi- siamo contrari alla commutazione della pena,  soprattutto ad eventuali arresti domiciliari per molti motivi, il  primo dei quali è che Riina non solo è stato ma è tuttora il  capo di Cosa Nostra. Ci sono elementi evidenti da intercettazioni  e da inchieste che sono ancora in corso".

"Nel caso fosse riportato nel suo luogo d'origine – ha proseguito – la sua casa si trasformerebbe in un santuario di mafia dove vive anche una famiglia di mafia: tutti i suoi figli, infatti, sono stati condannati per il 416 bis e non si sono mai dissociati".

"Lo Stato – ha poi puntualizzato Bindi – è anche pronto ad usare l'arma della misericordia attraverso la giustizia, ma non può certamente mettere a rischio la dignità delle Istituzioni, delle vittime, di tutti gli altri cittadini".

"Si assista Riina come va assistita qualunque persona nella malattia, lo si accompagni verso la morte in maniera dignitosa, cosa che spesso non è garantita a molti cittadini italiani, ma – ha poi concluso – non si cambi il regime di 416 bis".

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