Renzi spiega la cacciata di Letta. L’ex premier: Silenzio e disgusto

Il segretario Pd parla nel suo libro della defenestrazione da Palazzo Chigi. Replica sferzante. Polemica a distanza anche con D'Alema

Scontri a distanza per Matteo Renzi con Massimo D'Alema e Enrico Letta. Al centro sempre il libro (Avanti") del segretario del Pd. Con D'Alema è la continuazione della polemica sull'accordo che ci sarebbe stato tra "Baffino" e Berlusconi in merito alla candidatura di Giuliano Amato. Con Letta il tema è sempre quello della "manovra di palazzo" con cui l'ex premier venne praticamente cacciato da Palazzo Chigi per essere rapidamente sostituito da Renzi.

Renzi parla della "defenestrazione" di Letta nel suo libro. E ne dà parte delle responsabilità alla minoranza interna del Pd: "Il giorno dopo il netto successo ai gazebo – scrive – fu la minoranza interna – primo fra tutti l'allora capogruppo Roberto Speranza – a propormi di prendere in mano il timone. 'Matteo così non andiamo da nessuna parte. Hai vinto le primarie, rilancia tu il Paese, andando a governare". Il testo è quello del libro: "Nel racconto del giorno dopo, il cambio alla guida del governo sarà raccontato come un'oscura manovra di palazzo. L'idea che si sia trattato di una coltellata alle spalle è una fake news alimentata da un nutrito club di editorialisti monotoni". E ancora: "Le ricostruzioni mettono in scena un golpe in piena regola, come se Letta fosse stato usurpato di chissà quale investitura democratica o popolare quando invece la sua designazione nel 2013 non era stata decisa da alcun organismo di partito o voto popolare: l'unica volta in cui Enrico si era candidato alle primarie nel 2007 aveva raccolto la miseria dell'11% di voti. Più o meno la stessa percentuale di Civati qualche anno più tardi", La risposta di Letta è di toni bassi ma di contenuti sferzanti: "Reazioni a Renzi? A volte il silenzio esprime meglio disgusto e mantiene distanze. Ho deciso di non guardare indietro ma avanti. Non cambio idea". 

 Discorso diverso su D'Alema: Lo scontro va avanti da tempo e Renzi ha qualcosa da dire dopo che D'Alema ha bollato con un "sciocchezze" la ricostruzione del suo libro: "D'Alema è passato da antiberlusconiano a antirenziano? Non lo so. Ma D'Alema antiberlusconiano non lo è mai stato". Renzi, nel libro scrive che Berlusconi venne a dirgli che per il Quirinale aveva un accordo con D'Alema per candidare Giuliano Amato. in quel momento gli fu chiaro (ricorda Renzi)  che il "Patto del Nazareno" era finito. D'Alema ha risposto appunto che si tratta "di sciocchezze" e oggi si riparte con l'ex premier torrenziale dai microfoni di Rtl 102.5. E i temi si allargano passando dal libro e dalla polemica con D'Alema ai migranti, ai rapporti con la Ue e, addirittura, agli 80 euro in busta paga sui quali l'ex premier ammette che "ci fu un errore di comunicazione".

Renzi riparte dall'accordo (se è vero che ci fu) tra Berlusconi e D'Alema, seccamente smentito da D'Alema che lo riduce ai normali contatti di quei giorni rifiutando nettamente la sola idea di un patto alle spalle di Renzi. "Nel mio libro racconto l'incontro con Berlusconi che mi ha detto dell'accordo con D'Alema – dice il segretario Pd -, c'erano testimoni che possono confermare. Se c'è un percorso per scegliere il Presidente della Repubblica tutti insieme, non si può permettere a Berlusconi e D'Alema di fare un accordo e imporlo a tutti". Quanto al dibattito sulle alleanze, una piccola apertura: "La rottamazione non la metterò mai in soffitta, ma Matteo Richetti ha ragione quando dice che c'è la necessità di essere più inclusivi. Io non ne posso più delle discussioni interne".

Subito dopo, rispondendo alle domande del conduttore, Renzi apre il capitolo Ue: "Siamo l'Italia e ogni anno diamo 20 miliardi all'Europa, non posso accettare che quello che dice Bruxelles sia la Verità". E poi: "Iniziamo a parlare di cosa chiediamo noi all'Europa. Nel 2018 si parlerà di bilancio. Iniziamo a dire che se i Paesi dell'est Europa non accolgono i migranti, l'Italia chiude il rubinetto".

E Renzi entra nel merito della questione migranti: "Il passo da fare subito da domani mattina è bloccare le partenze dall'Africa. Siamo a circa il 10% in più di sbarchi rispetto allo scorso anno. Ci sta lavorando molto il ministro Minniti, servono accordi". "Tutto il problema – aggiunge – è nato dall'operazione senza senso in Libia, per cui Obama si è scusato, ma altri in Europa non lo hanno fatto".

Ancora sul libro. "Il mio libro chiude una fase politica? Quando sei al potere sono tutti a dirti quanto sei bravo e intelligente, quindi una sconfitta può fare bene. Il no al referendum ha danneggiato la politica dei prossimi anni, ma mi ha fatto capire chi c'è davvero e chi no. Nel libro affronto due questioni – ha spiegato – racconto come sono andate davvero alcune cose, dalle banche al patto del Nazareno, e pongo alcune questioni per il futuro. Ma serve anche per chiudere una pagina e prepararmi alla prossima".

Infine, un po' di autocritica sul tema degli 80 euro e, in geneale, sulla comunicazione: "Ho fatto tanti errori di comunicazione, ho presentato gli 80 euro come una televendita, mentre erano una grande redistribuzione di reddito. Se l'avessi raccontato con un paio di premi Nobiel sarebbe stato diverso".