Lite a distanza tra i due ex premier, al centro la proposta di deficit al 2,9%
Lite a distanza tra Matteo Renzi e Mario Monti. A scatenare la polemica la proposta del segretario dem nel suo libro 'Avanti' di portare il deficit al 2,9%. "Dibattere con il presidente Matteo Renzi è, purtroppo, impossibile. Le argomentazioni degli altri non gli interessano. Come un disco rotto, ormai ripete senza fine i suoi slogan e le sue accuse. Il rumore e la rissosità crescono esponenzialmente. L'impatto, in Italia e all'estero, tende asintoticamente a zero. Pari a zero è anche il suo rispetto per gli interlocutori e per la realtà". L'idea di Renzi, secondo l'ex premier tecnico, "appartiene al genere delle improvvisazioni in cui l'annuncio precede la riflessione, come del resto fu la strategia fiscale del governo Renzi, annunciata ad un'assemblea Pd a Milano senza che neanche il ministro dell'Economia – scommetto, e spero per lui – ne sapesse nulla. Anziché 'tornare a Maastricht', bisogna far evolvere il patto di Stabilità introducendo uno spazio legittimo per veri investimenti pubblici. Una volta fatto questo, si può puntare verso il pareggio (al netto del disavanzo per investimenti), corretto per tenere conto del ciclo economico. Creare uno spazio indiscriminato del 2,9%, dichiaratamente per ridurre le tasse in disavanzo, mi sembra una recidiva senza senso". La replica del segretario del Pd non si è fatta attendere: "La cultura dell'austerity ha visto aumentare il numero di famiglie in povertà, un Pil negativo e crescere le diseguaglianze. E paradossalmente in quegli anni il rapporto debito Pil è peggiorato perché senza crescita il debito sale, sempre".
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