Replica alla decisione che fa slittare l'obbligo al 2019. Il governatore Zaia: "Noi abbiamo la migliore sanità d'Italia. La gente continuerà a vaccinarsi senza coercizioni"

"Ci riserviamo tutte le azioni di nostra competenza, il decreto del Veneto non è sostenibile. Se derogano di due anni, si assumono la responsabilità di quello che può accadere in ogni struttura e ai singoli alunni. L'epidemia di morbillo non è finita. Nel 2017 sono stati oltre 4.300 i casi, non c'è altro da aggiungere per spiegare la gravità della situazione". Così la ministra della Salute Beatrice Lorenzin in un'intervista al Corriere della Sera dopo la decisione della Regione Veneto di una moratoria fino al 2019 al decreto vaccini.  Il Veneto confida nella sospensiva richiesta alla Corte Costituzionale ma la ministra si dice molto tranquilla e serena "sulla correttezza di un provvedimento a difesa della tutela della salute, principio previsto dall'articolo 32 della Costituzione. Sono misure necessarie per difendere la collettività. Fino al 1999 l'obbligo è stato molto più stringente eppure la legge di allora non è mai stata messa in dubbio per decenni. La mia generazione e le precedenti la accettavano senza sollevare polemiche". "La decisione del Veneto è irragionevole, perchè si tratta di una legge nazionale e bisogna rispettarla. Dal punto di vista sanitario i virus non seguono l'andamento delle Regioni né i confini territoriali". conclude la ministra che invita "Zaia e il direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan a rivedere la loro decisione per la sicurezza di tutte le famiglie venete".

Ci saranno bimbi liberi di andare a scuola senza vaccino? "Assolutamente no, senza vaccini non si entra. È un divieto sacrosanto. In questa fascia scolastica, da 0 a 6 anni, convivono bambini di età diverse. Quelli sotto i 6 mesi rischierebbero di essere contagiati dai più grandi e di essere colpiti da infezioni gravi come il morbillo, che quest'anno nel 46% dei casi ha richiesto il ricovero in ospedale".

Ma il governatore veneto non frena. Anzi, passa a sua volta all'attacco.: Lo fa attarverso i microfoni dell'emittente radiofonica dell'Università "Niccolò Cusano": "La Lorenzin minaccia la migliore Sanità d'Italia – ha affermato Zaia -. Se ci saranno epidemie, probabilmente ci saranno in altre regioni, dove non si vaccina e si ha difficoltà a sapere chi sono i vaccinati e chi no. Il Veneto ha un modello vaccinale da 10 anni basato sul non obbligo vaccinale, abbiamo belle performance di vaccinazione perchè noi dialoghiamo con i genitori. Siamo talmente in brutta compagnia, che assieme a noi ci sono 15 Stati europei che hanno lo stesso modello del Veneto: il Regno Unito, la Germania, la Spagna e molti Paesi del Nord Europa. Il ministro Lorenzin dovrebbe preoccuparsi di quelle regioni che non hanno ancora l'anagrafe vaccinale, il Veneto è l'unica regione d'Italia che ha l'anagrafe vaccinale informatizzata. Questa legge della Lorenzin è stata fatta perchè qualcuno in Italia non vaccina e non è di certo il Veneto".

E il governatore insiste: "Il governo si riserva di tutto contro il Veneto. Ci hanno impugnato il referendum per l'autonomia, abbiamo dovuto attendere due anni una sentenza della Corte Costituzionale che ha dato ragione a noi. Non facciamo questi provvedimenti per cercare la rissa o per creare epidemie, li facciamo perchè applichiamo la legge fatta dalla Lorenzin e secondo i miei autorevoli tecnici la nuova legge ci permette di mettere in piedi una moratoria affinchè ci sia un atterraggio morbido rispetto a quanto prevede la legge".

"Ci sono stati anche in Veneto casi di morbillo – ha detto ancora Zaia -. Noi non siamo contro le vaccinazioni, non incontro genitori contro le vaccinazioni, incontro genitori che chiedono informazioni. E' vero che c'è un calo delle vaccinazioni, ma è un dato internazionale e l'obbligo vaccinale in 15 Paesi europei non c'è. Ma prima di arrivare alla coercizione, alle multe, a buttare fuori i bimbi dalle scuole, bisogna fare una bella campagna, usando i testimonial, parlando con i genitori. L'obbligo è una soluzione estrema che si usa quando si arriva al limite del burrone, non siamo ancora al limite del burrone".

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