Il leghista è sicuro di arrivare a Palazzo Chigi e mantenere la propria autonomia all'interno della coalizione
E' gelo tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Le due posizioni, dopo lo scontro a distanza tra Fiuggi e Pontida, si sono ulteriormente allontanate, tanto che al momento il vertice tra i due e Giorgia Meloni che si doveva tenere i primi di settembre, a oggi non solo non è in agenda, ma non è neanche un'ipotesi. Salvini è sicuro di arrivare a palazzo Chigi alle prossime elezioni e mantenere la propria autonomia all'interno del centrodestra, tanto da dettare le regole di governo con una politica definita dallo stesso Berlusconi ieri 'ribellista'. Il leader del Carroccio punta a convincere l'uomo di Arcore a lanciare un consultazione tra tutti gli iscritti certificati del centrodestra per scegliere il candidato premier, e ribadisce il concetto al termine del consiglio federale convocato in Via Bellerio: "Chi guiderà il Paese lo decideranno i cittadini italiani". Da Berlusconi però è un 'no' secco. L'ex premier infatti non ha nessuna intenzione di dare avvio ad alcun tipo di 'primarie' mascherate, confermano fonti a lui vicine. La posizione è sempre la stessa "il premier lo indicherà chi ha più voti alle Politiche". Quindi Forza Italia. E i sondaggi sembrano dare ragione all'ex premier. Gli ultimi eseguiti da Tecnè per Tgcom24 danno un centrodestra unito al 35,8% con Forza Italia in vantaggio sulla Lega Nord. Gli azzurri, secondo le intenzioni di voto degli elettori interrogati, possono infatti contare sul 15,6%, il Carroccio al 15,2% e Fratelli d'Italia al 5,0%. E con la vittoria alle regionali in Sicilia e l'impegno in prima persona di Berlusconi in campagna elettorale, come lui stesso ha confermato ieri, da Arcore sono convinti di poter avere quel valore aggiunto capace di far volare i consensi di FI.
Tuttavia con questa legge elettorale sarà difficile avere un vincitore ed è qui che scatterebbe il piano su cui, riferiscono, sta lavorando Berlusconi. La vittoria in Sicilia, con un Partito democratico ridotto all'ultimo gradino del podio, farebbe tornare Forza Italia all'attacco per ottenere il premio alla coalizione. Richiesta che Matteo Renzi a ora ha sempre rimandato al mittente e potrebbe farlo anche sotto le pressioni di chi, come Franceschini e Orlando, ha sempre sostenuto questa opzione. E' qui che si spiega il 'no' di Berlusconi alla lista unica, forse l'unico punto su cui è d'accordo con Salvini. Alle elezioni con nessun vincitore all'attivo, Berlusconi avrebbe mani libere per abbandonare il Carroccio e convogliare verso un governo delle larghe intese con Renzi, con i numeri per fare la voce grossa e la volontà di sostenere eventualmente un premier sullo stile di Paolo Gentiloni, se non lo stesso. Di certo l'ex Cav non spianerà la strada a Renzi verso Palazzo Chigi.
Il leader azzurro non ha mollato l'idea di portare il centrodestra al governo, ma con queste regole del voto è difficile. Anche su questo fronte Berlusconi ha le idee chiarissime. Se non dovesse risultare praticabile, causa sentenza della Corte di Strasburgo, una sua ricandidatura, sarebbe Antonio Tajani l'uomo giusto per ricorpire questo ruolo. Non la pensano così, però, Salvini e Meloni.
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