In commissione banche, il governatore ha difeso l'operato di Bankitalia. Ma è scontro duro tra Di Maio e Renzi

Con l'audizxione del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, la Commissione d'inchiesta sulla crisi del sistema bancario italiano è entrata nel vivo. Per qualche ora, il caso Boschi (in realtà politicamente rilevante ma tecnicamente marginale rispetto alle questioni di fondo) ha lasciato spazio a problemi e considerazioni che portano al centro del problema. E' stata sufficiente la vigilanza? Sono stati fatti errori? I rapporti tenuti tra organo di controllo e banche controllate è stato corretto? Si poteva fare di più e meglio per salvaguardare i risparmiatori e le strutture degli istituti coinvolti, al di là delle colpe e degli eventuali doli delle persone? E, comunque, il tema Boschi è riemerso in coda. Visco ha detto di aver avuto rapporti continui e doverosi con il ministro dell'Economia e con il presidente del Consiglio sulla crisi delle banche. Ha aggiunto che la Boschi se n'è interessata come parlamentare territorialmente vicina a Banca Etruria, ma di non aver mai ricevuto pressioni da lei: "Le persone mature sanno che di certe cose non si parla. E non si è parlato". Quanto a Renzi, Visco ha ricordato che in un incontro, il premier gli chiese dell'interesse della Popolare di Vicenza per Banca Etruria. "Ma non risposi".

E Renzi ringrazia –  Immediata la risposta di Renzi che ha ringraziato Visco: "Ringrazio molto il Governatore Visco per le parole di apprezzamento che ha rivolto al mio Governo nella sua audizione di questa mattina – aggiunge -. Confermo che abbiamo sempre avuto la massima collaborazione istituzionale, anche quando non eravamo d'accordo su tutto nel merito. Mi fa piacere che egli finalmente fughi ogni dubbio sul comportamento dei ministri. Nessuno di loro ha mai svolto pressioni ma solo legittimi interessamenti legati al proprio territorio: attività istituzionalmente ineccepibile svolta anche da amministratori regionali di ogni colore politico. Ringrazio dunque il Governatore Visco che mette la parola fine a settimane di speculazione mediatica e di linciaggio verbale verso esponenti del mio Governo". "Confermo – continua Renzi – anche che il nostro interesse per Etruria era decisamente minore rispetto ad altri gravi problemi del sistema del credito e il tempo che abbiamo impiegato a informarci di questo lo conferma: decisamente più rilevante è stato il lavoro congiunto su altri dossier, a cominciare da quello di Atlante. Rivendico tuttavia il fatto di essermi interessato a tutti i singoli territori, nessuno escluso, oggetto di crisi bancarie".

Colpa della crisi – Ignazio Visco, ha cominciato così il suo intervento: "A determinare l'evoluzione del sistema finanziario italiano non è stata una vigilanza disattenta ma la peggiore crisi economica nella storia del nostro paese. La mala gestio di alcune banche, comunque, c'è stata e l'abbiamo più volte sottolineato; le gravissime condizioni dell'economia hanno fatto esplodere le situazioni patologiche".

Tutto andava bene? – Ma Bankitalia, è il senso di alcune critiche emerse, ha dato sempre la sensazione che tutto fosse sotto controllo. Anche quando ne stavano succedendo di tutti i colori e i pasticci erano all'ordine del giorno: "Nell'opinione di alcuni la Banca d'Italia avrebbe sempre detto che 'andava tutto bene' e avrebbe sottovalutato la situazione quando con la seconda recessione, innescata nel 2011 dalla crisi dei debiti sovrani, una nuova ondata di deterioramento della qualità dei crediti si è aggiunta a quella sopportata dalle banche nel triennio precedente. Non è vero".

Mai fatte pressioni – Qui, Visco ha messo sul piatto un moto quasi di orgoglio: "Aggiungo in modo chiaro che la Banca d'Italia non ha mai fatto pressioni su nessuno per favorire la Banca Popolare di Vicenza o sollecitarne un intervento. Mai. Ho ricordato più volte che le banche sono imprese e come tali vengono trattate dalla Vigilanza, nel pieno rispetto della loro autonomia di gestione, della quale hanno sempre la più completa responsabilità – aggiunge – La Vigilanza interviene per indicare alle banche le misure necessarie per una conduzione sana e prudente, ma non può stabilire le modalità operative con cui gli specifici interventi devono essere adottati. Per questo noi segnaliamo la necessità di una aggregazione; sta alle banche individuare la controparte con cui effettuarla".

Il metodo della vigilanza – Poi Visco ha spiegato cosa intendeva dire parlando delle modalità di intervento dell'organo di vigilanza: "Nello svolgimento della nostra azione regolamentare e di vigilanza, nell'analisi degli andamenti dell'economia internazionale e italiana, nella definizione e nell'attuazione della politica monetaria, nella gestione e nella sorveglianza del sistema dei pagamenti nazionale e dell'area dell'euro, nella produzione e circolazione della moneta, nell'attività di tesoreria dello Stato abbiamo agito con il massimo impegno e nell'esclusivo interesse del Paese. Abbiamo affrontato molte difficoltà, riuscendo a superarne tante nei limiti delle nostre competenze e del nostro mandato".

Gli effetti della recessione – "Agli effetti della seconda recessione sulle banche – ha aggiunto Visco – la Vigilanza ha risposto con un'azione decisa e articolata. Il controllo sulla loro liquidità è stato fortemente intensificato già dal 2011; nelle fasi di maggiore tensione è stato condotto su base infragiornaliera. Grazie a una campagna di ispezioni mirate condotte nel 2012-13 e ad appositi incontri con i vertici delle banche, non solo è stato ottenuto un chiaro miglioramento nella rilevazione dei crediti deteriorati, ma soprattutto ne sono stati innalzati i tassi di copertura. Abbiamo ottenuto, vincendone le resistenze, che molte banche rafforzassero il patrimonio, ricorrendo al mercato per ammontari ingenti anche in un contesto assai difficile. Negli anni della crisi le banche italiane hanno collocato azioni sul mercato per oltre 60 miliardi – ricorda Visco – che hanno innalzato i coefficienti patrimoniali per circa 4 punti percentuali. È grazie a queste misure, proseguite negli anni successivi nel nuovo contesto della vigilanza unica europea, che gran parte delle banche è riuscita ad affrontare la crisi, superandola".

Le conseguenze della recessione – Qui Visco ha puntato a far capire che senza una serie di interventi mirati, gli effetti della crisi sul sistema sarebbero stati devastanti: "Le conseguenze della doppia recessione sul sistema finanziario sarebbero state ben peggiori senza la nostra attività di supervisione. L'incidenza delle sofferenze nette sui prestiti è rimasta su valori inferiori a quelli registrati alla metà degli anni novanta (4,8 per cento nel 2015, a fronte del 5,9 nel 1996), dopo una crisi economica molto meno grave di quella che abbiamo da poco superato".

Le sette crisi – Visco è entrato nel merito della questione delle sette banche, la cui crisi ha costretto lo Stato a intervenire direttamente: "L'attenzione dell'opinione pubblica e di questa Commissione parlamentare si è comprensibilmente concentrata sulle sette crisi bancarie che hanno richiesto l'intervento finanziario dello Stato o che hanno comportato perdite per i detentori di obbligazioni subordinate (sui quali, nel caso delle famiglie, si è intervenuti e si sta intervenendo per contenere i danni). Si tratta di banche che avevano la loro operatività prevalente in territori duramente colpiti dalla recessione. Tra il 2007 e il 2013 in Veneto il PIL, il valore aggiunto dell'industria in senso stretto e quello delle costruzioni sono diminuiti del 9, dell'11 e del 34 per cento; nelle Marche del 13, del 18 e del 40 per cento; in Toscana del 7, del 18 e del 26 per cento. Ma se non vi fossero state gestioni poco prudenti e spesso caratterizzate da pratiche illegali, perfino queste sette crisi avrebbero potuto essere superate in modo ordinato".

Le responsabilità di Bankitalia – Visco ha poi difeso il suo l'istituto centrale dalle accuse di aver avuto responsabilità in tutte le fasi della crisi: "La Banca d'Italia è stata accusata di avere evidenti e gravi responsabilità nella gestione e perfino nella genesi di queste crisi. La Vigilanza non avrebbe operato per rilevare per tempo i problemi che potevano minare la stabilità di alcuni intermediari, non avrebbe agito con tempestività per riparare i danni, avrebbe gestito male le crisi accrescendone i costi per i risparmiatori e per lo Stato, non sarebbe intervenuta con la necessaria imparzialità. Non è così. La Vigilanza è tenuta al rispetto della legge, che osserva scrupolosamente – incalza Visco – Non può intervenire sulla base di ipotesi non supportate da fatti accertati e da evidenze robuste. Se lo facesse, compirebbe atti di arbitrio ingiustificati, perseguibili per legge.

Porte girevoli – Il governatore ha sostenuto l'operato dei suoi tecnici e degli ispettori, accusati di forme di "connivenza" con la banche dalle quali, in certi casi, provenivano: "Nel corso dei lavori della Commissione ha ricevuto molta attenzione il fenomeno delle cosiddette 'porte girevoli'. Si è adombrato il sospetto che la presenza di ex dipendenti della Banca d'Italia tra il personale delle banche abbia influito negativamente sull'accuratezza del lavoro della Vigilanza. Voglio ricordare che i nostri ispettori svolgono la propria attività nella veste di pubblici ufficiali e che in oltre 120 anni di storia della Banca d'Italia non ci risulta vi sia mai stato un ispettore che nell'esercizio della propria funzione si sia reso colpevole di omessa vigilanza, o sia stato condannato per corruzione o concussione. L'onestà e l'integrità del personale della Banca d'Italia non sono mai venute meno". E Visco ha spiegato che da 2010, un serie di regole impediscono conflitti di interesse di questo tipo e nion permettono a chi ha lavorato in un istituto ed è poi passato agli organismi centrali, di intrattenere rapporti con la banca di provenienza.

Ritardi e procedure  – Il governatore ha ammesso ritardi e difficoltà tecnico burocratiche e ha spiegato quali sarebbero gli interventi da portare avanti: "È necessario, doveroso, approfondire le cause dei ritardi e operare per rendere rapide le procedure di gestione. Va rivisto, anche a livello europeo, il quadro normativo per gestire al meglio la fase di piena transizione al nuovo assetto regolamentare e rendere sostenibili gli impatti connessi con l'uscita degli intermediari dal mercato".

La Consob – Visco ha anche affrontato il tema della Consob (l'organismo di vigilanza della Borsa, al cui presidente, Giuseppe Vegas, si è a un certo punto rivolta Maria Elena Boschi: : "In questi anni la collaborazione tra la Banca d'Italia e la Consob è stata leale e costante, a livello sia tecnico sia di vertice. Anche grazie a questa collaborazione è stato possibile gestire e superare casi di crisi, insieme con il Governo. Con questo stesso spirito, riconosciamo che, nonostante i passi avanti conseguiti con il protocollo del 2012 e con la collaborazione a livello tecnico, altro può essere ancora fatto per migliorare la comunicazione.

Non vedo mai i banchieri da soli – "Nelle domande – ha detto Visco – mi chiederete quante volte ho visto Zonin (Gianni Zonin, fino al 2015 presidente della Banca Popolare di Vicenza; ndr) , ma io ho i registri delle telefonate, delle visite, in alcuni casi ho le verbalizzazioni, non vedo mai i banchieri da soli. Su Veneto Banca, Zonin venne a parlarmi, ma cinque minuti, dicendo quanto fosse interessato, con un certo tono, io raccomandai equilibrio e interventi paritari, non necessariamente con le stesse persone. A Vicenza poi la crisi si sviluppa in modo diverso, era da effettuare col massimo equilibrio. Non ho mai, mai avuto da Zonin telefonate a riguardo".

Banca Etruria – Ed ecco la Banca Etruria, al centro di tante polemiche nelle scorse settimane: "Per quel che riguarda Etruria, ho appreso dell'interesse di Vicenza su Etruria nell'aprile 2014, in due modalità, ma il punto interessante di questo interesse è che fa seguito a un attività comunicata formalmente dalla banca Etruria alla vigilanza la quale ce ne rende edotti nei mesi primaverili, credo febbraio, con una lettera formale di risposta a una mia richiesta di aggregarsi con una banca di standing adeguato. Questa risposta diceva dell'attività effettuata per Etruria dagli advisors da essa selezionati per individuare possibili partner. Quelli individuati erano più di venti, ne rimangono due: i miei avvocati dicono che posso dire Vicenza, ma non l'altro. Lì si mette in moto un processo su Vicenza, ma non c'è stata nessuna pressione, non abbiamo dato nessuna indicazione, abbiamo recepito l'interesse e recepito che Vicenza era interessata a espandersi in tante direzioni. Era una politica che loro avevano in mente".

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