Una tattica in vista di un obiettivo più importante: le prossime tornate elettorali, dove i due partiti dovrebbero partecipare l'uno contro l'altro
Chi pensa che basti un attacco di Alessandro Di Battista a far cambiare idea a Matteo Salvini sul governo con il M5S, riponga pure le speranze nel cassetto. L'accordo regge, e reggerà, anche se l'ex deputato Cinquestelle continuerà la sua opera di cannoneggiamento. Sebbene le ultime uscite dal Guatemala sui 49 milioni di euro da restituire siano rimaste decisamente sullo stomaco del leader leghista.
L'argomento è borderline, basta accennarlo perché gli animi si scaldino dalle parti di via Bellerio: del resto la condanna a restituire quei soldi, confermata anche dal Tribunale del riesame, è frutto di una malagestione che viene da lontano, da molto prima di Salvini, ed è una consistente palla al piede per il partito che più di tutti in Italia (secondo i sondaggi, ovviamente) ha il vento in poppa da 3 mesi a questa parte.
Le stesse rilevazioni demoscopiche che, al momento, non premiano più i pentastellati. Tanto che qualcuno, a mezza bocca, nei palazzi della politica romana ipotizzi che l'attacco frontale di Di Battista, quello in cui urla alla Lega di restituire i soldi "fino all'ultimo centesimo", sia frutto di una precisa strategia di comunicazione volta proprio a frenare l'avanzata degli attuali 'compagni di viaggio'. A onor del vero la tesi non trova sponda in tutte le anime del Movimento. Qualche altro parlamentare interpellato, naturalmente off the record, fa notare infatti che in questo modo "rischieremmo di indebolire l'intero impianto del governo e della maggioranza". Se la verità sta nel mezzo, dunque, l'ipotesi più plausibile è che Di Battista stia facendo semplicemente il Di Battista, e Luigi Di Maio, da capo politico, non si opponga per lasciare aperto comunque un canale che demarchi la differenza con la Lega.
Un esercizio sempre utile in vista delle prossime tornate elettorali alle quali, salvo clamorose sorprese, le due forze di maggioranza si presenteranno separatamente, in competizione tra di loro. Motivo per il quale il Carroccio non può assorbire i colpi di Dibba facendo spallucce o, peggio ancora, lasciando correre, sperando che l'eco scemi da sola. Quando l'ex deputato tocca argomenti sensibili e nervi scoperti, la reazione è quasi automatica, ma mai non scomposta. Tanto che Salvini bolla le uscite come "questione interna al Movimento 5 Stelle", rigettando la palla nel campo degli alleati, mentre il governatore del Veneto, Luca Zaia, sceglie l'ironia per replicare: "Così Di Battista si rovina le vacanze".
Gli uomini di via Bellerio devono contenere anche gli affondi delle opposizioni, in particolare da Forza Italia, che non perde mai l'occasione di far notare agli alleati di centrodestra la distanza che c'è nei modi e negli atteggiamenti con i pentastellati. "Bei compagni di viaggio che si è scelto Salvini… Il Carroccio rifletta attentamente", scrive su Twitter Sandra Savino. Insomma, per il ministro dell'Interno sarà una legislatura senza soste: con gli specchietti retrovisori sempre puntati in ogni direzione. Perché il colpo di cannone non può mai prevedere da dove partirà.
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