Resta l'autocertificazione per i vaccini e saltano i fondi per le periferie. Ipotesi nuova fiducia a Palazzo Madama
Oltre ai vaccini c'è di più. Il decreto Milleproroghe approvato alla Camera dopo un duro ostruzionismo delle opposizioni e una seduta fiume di quasi 24 ore, sui cui la maggioranza ha posto la prima fiducia di legislatura – 285 voti favorevoli, 106 contrari e 4 astenuti – tocca diversi capitoli: dalle banche alla scuola, al terremoto e le periferie.
A fare notizia, però, è soprattutto la battaglia per i vaccini. A onor del vero il governo Lega-M5S non ha fatto molto per evitare le polemiche, prima azzerando (nel primo passaggio al Senato di agosto) la misura della legge Lorenzin che imponeva alle famiglie di presentare la certificazione ufficiale delle immunizzazioni per l'accesso dei figli a materne e nidi, poi ripensandoci all'inizio dell'iter nelle commissioni di Montecitorio, infine ingranando la retromarcia, confermando che quest'anno basterà una semplice autocertificazione per consentire l'ingresso dei bimbi nei plessi scolastici. Tutto questo solo per prendere altro tempo in attesa che il disegno di legge firmato dalle due forze di maggioranza smonti pezzo per pezzo la norma dell'ex ministro della Salute.
L'altro tema che ha fatto saltare la mosca al naso delle minoranze, in particolare del Pd, è quello delle periferie. Il governo ha deciso di dare un taglio netto agli 1,6 miliardi stanziati dal governo Gentiloni riservati ai Comuni per i progetti di riqualificazione urbana. Nonostante i sindaci (di tutti i partiti politici) siano subito scesi sul piede di guerra, Carroccio e pentastellati non hanno mollato la presa, tanto che il premier Conte si è dovuto impegnare in prima persona con l'Anci per il ripristino dei fondi, spalmandoli in tre anni in base a un cronoprogramma di effettiva cantierabilità delle opere, con un decreto di Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio aveva promesso un'attesa di una settimana, massimo 10 giorni, ma finora nulla è passato dal vaglio del Cdm.
Il passaggio alla Camera del Milleproroghe è stato anche utile per correggere alcuni 'errori' compiuti in prima lettura al Senato. Come quello sulle graduatorie ad esaurimento, che di fatto erano state riaperte con il via libera agli insegnanti abilitati entro il 2017/2018 (Tfa e Pas) e i diplomati magistrali fino alla classe 2001/2002, per iscriversi nella 'fascia aggiuntiva' delle Gae. Nel decreto, inoltre, c'è uno stanziamento di 5 milioni per le imprese colpite dal terremoto del 2016 in Centro-Italia, usufruibile sino al 2019.
Buone notizie anche per i risparmiatori 'ripuliti' dalle truffe bancarie e "destinatari di pronuncia favorevole dell'Arbitro delle controversie finanziarie": potranno chiedere un ristoro "nella misura del 30% e con il limite massimo di 100mila euro" direttamente alla Consob, avanzando istanza "entro 15 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione" del decreto. In chiave pensionistica, invece, la commissione che ha il compito di studiare la gravosità dei lavori ha ottenuto una proroga per proseguire la sua opera fino al 15 novembre di quest'anno.
Dopo il sì della Camera, il testo dovrà tornare in Senato per la terza e ultima lettura. Ma occhio alle scadenze:, altrimenti il decreto supererà i 60 giorni di tempo per la conversione in legge, e decadrà. Ecco perché non è impossibile che a Palazzo Madama il governo ponga una nuova fiducia per accorciare i tempi, e non correre altri rischi.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata