Il ministro del Lavoro assicura che il tema è presente nel contratto e afferma che Alberto Brambilla (tecnico previdenziale della Lega) parla a titolo personale

Previdenza, o meglio il nuovo campo minato del governo giallo-verde. Festeggiati i 100 giorni a Palazzo Chigi, Lega e M5S devono misurarsi con le coperture delle pensioni e la famigerata quota 100. E i punti di attrito ovviamente non mancano.

Dopo la frizioni sugli emolumenti d'oro, Alberto Brambilla, esperto del settore legato al Carroccio non ha esitato a definire le pensioni minime a 780 euro una misura 'scassa' conti pubblici. La replica del ministro del Lavoro Luigi Di Maio è quantomai piccata: "Brambilla parla a titolo personale. Prima lo scoprite anche voi giornalisti e più evitiamo questa bagarre. La pensione di cittadinanza è nel contratto di governo e lo sappiamo sia noi che la Lega".

Poi, dalla Micam di Milano, rincara la dose: "Qualcuno ha il coraggio di opporsi a questa cosa? Se lo prenda. Ma per quanto mi riguarda, è nel contratto di governo, si chiama pensione di cittadinanza. D'ora in poi non ci deve essere più nessun pensionato che prende meno di 780 euro al mese". L'idea pentastellata è farle partire a gennaio, con una spesa di almeno 12 miliardi.

CALMA DURIGON. Tutto finito? Niente affatto, perché sul tavolo rimane il fronte caro alla Lega, quello di quota 100. Si tratta di un sistema che prevederebbe l'uscita dal mondo del lavoro per chi aderisce al sistema contributivo e totalizza 100 dalla somma di età anagrafica e anni di contributi versati. Il vicepremier Matteo Salvini vorrebbe aprire questa chance a coloro che hanno compiuto almeno 62 anni di età. I costi però sarebbero davvero al limite, perché anche con l'apporto delle aziende – tramite fondi solidarietà e fondi esubero – molti report parlano di almeno 13 miliardi di spesa.

"Da uno studio fatto dall'Inps quota 100 libera veniva 14 miliardi, quindi 62 (con il limite minimo di 62 anni ndr) certo non può essere questa la cifra. Siamo intorno ai 6/8 miliardi per il primo anno. Questo è il costo effettivo di quota 100", prova a rassicurare il leghista Claudio Durigon, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

"Su quota 100 vorremmo invece capire di cosa si sta parlando: un conto è l'ipotesi a 64 anni con tutti i vincoli ipotizzati, un conto è 62 anni senza alcun vincolo, intervento che meriterebbe tutta la nostra attenzione. Ma anche in questo caso la misura non sarebbe esaustiva perché escluderebbe quasi del tutto le donne , chi svolge lavori discontinui, il mezzogiorno: cioè tutti coloro che avrebbero difficoltà arrivare a quei livelli alti di contribuzione, ai quali verrebbe applicata la legge Fornero così com'è", dice a LaPresse Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil. "Quindi – afferma – serve una vera flessibilità in uscita che offra a tutti una possibilità e una riforma che offra una prospettiva previdenziale anche ai giovani". Critico al riguardo l'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli: "Sarebbe bello andare in pensione prima, il problema rimane quello del finanziamento. Perché se tassi di più tassi i giovani, esiste un vincolo di bilancio che va al di là delle regole europee".

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