L'ex premier non risparmia nessuno, colleghi di partito, avversari politici, portavoce del presidente del Consiglio
All'attacco di tutto e di tutti. Matteo Renzi veste i panni del centravanti e calcia palloni a ripetizione cercando di tornare all'antica verve da goleador. L'ex premier non risparmia nessuno, colleghi di partito, avversari politici, portavoce del presidente del Consiglio. Tutti finiscono nel calderone del 'j'accuse' dell'ex segretario del Pd.
La prima bordata è nella sfida casalinga, quella interna al partito. Renzi, come noto, non si candiderà ma è pronto a fare 'battaglia interna' al governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. "La sua posizione nei confronti del Movimento 5 Stelle è molto ambigua – spiega a chiare lettere – per me il punto fondamentale è dire con chiarezza che noi non possiamo fare un accordo con chi mette in discussione i vaccini". Renzi non scopre le carte relativamente al suo candidato, che vorrebbe tanto essere una donna perché nel Pd "ce ne sono tante in gamba", ma in ogni caso promette: se la sua linea dovesse essere sconfitta niente "fuoco amico". Proprio quello che, a suo dire, ha sparato in quantità contro di lui Leu. "Ma hanno scelto come nemico il Matteo sbagliato" con il risultato che oggi la sinistra radicale "non conta più".
Se la stoccata dedicata al Pd è in punta di fioretto, Renzi cambia arma e sceglie la sciabola per quella contro l'esecutivo gialloverde. L'affondo è sulla gestione del crollo del ponte Morandi di Genova ed in particolare sui funerali delle vittime dove "hanno organizzato la 'ola' che sembrava una roba da curva sud" e poi "si sono persi il decreto". Un governo che ha avuto una reazione "da bar sport" perché "è molto facile giocare sulle paure della gente" poi però "ci sono i tempi della giustizia da rispettare".
Le bordate del 'senatore di Scandicci' sono mirate, ad personam. Proprio come l'attacco del vicepremier Di Maio che lo aveva definito "assassino politico". Parole che Renzi bolla come "incivili" pronunciate da un vicepresidente del Consiglio che "forse ignora che ci sono stati docenti, giuristi uccisi dai brigatisti, dai terroristi e che non è degno di assolvere la funzione di ministro con disciplina e onore". Se Luigi Di Maio è indegno, per Matteo Salvini Renzi sceglie invece l'immagine del furbetto. Oggetto del contendere la cosiddetta pace fiscale. "Significa dire agli italiani che hanno sempre pagato le tasse questa frase: voi siete scemi", il suo giudizio tranciante. E anche il portavoce del premier Rocco Casalino non viene risparmiato a causa della modalità "sconvolgente" con cui si minaccia la stampa. "Nessun portavoce era mai arrivato a tanto", argomenta magari con un briciolo di nostalgia pensando ai suoi trascorsi a Palazzo Chigi. Un Renzi che dice di non aspirare più al comando ma che, certamente, non si accontenta di un ruolo di secondo piano.