Il provvedimento alla firma del Quirinale. Stanziamenti per ricostruzione, trasporti, viabilità e indennizzi. In tutto quasi mezzo miliardo. Intorno ai 200mila euro lo stipendio lordo del Commissario che agirà in deroga alla legge
Quarantuno pagine per 47 articoli. E' il decreto per Genova. O meglio il decreto "emergenze" che nasce per la ricostruzione del Ponte Morandi e per affrontare le conseguenze del disastro ma che, strada facendo, si è "arricchito" di altre questioni a cominciare dalla sicurezza della rete nazionale (comunque attinente) dal terremoto di Ischia, la questione della cassa integrazione per cessazione. E' quello che si attendeva da tempo, che ha suscitato tante polemiche ancora prima di venire alla luce, che si è incagliato alla Ragioneria dello Stato perché mancavano le coperture e che, adesso, bollinato dai pubblici ragionieri, è arrivato al Quirinale dove attende la firma del Capo dello Stato. Secondo il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, una firma che potrebbe arrivare già domani (venerdì 28 settembre). LaPresse ha potuto prenderne visione. In totale, il decreto stanzia una cifra vicina al mezzo miliardo: una trentina di milioni per il funzionamento del Commissario e dell'assunzione del personale necessario, 300 milioni per l'eventualità di dover anticipare i soldi della ricostruzione, circa 65 milioni per interventi nei trasporti e nella viabilità, più una cifra che si definirà a poco per i rimborsi e gli sgravi fiscali alle persone e alle imprese che hanno subito danni economici diretti o indiretti in seguito al crollo.
Il Commissario – Il decreto (solo il capo I di 11 articoli in tutto si occupa del disastro di Genova) disegna la figura del "Commissario straordinario per la ricostruzione" (verrà nominato entro dieci giorni dall'entrata in vigore del decreto), ne definisce il compenso e stabilisce che avrà una squadra formata da 19 persone più un dirigente (non generale) per un costo totale di 1,5 milioni all'anno per tre anni (totale: 4,5 milioni). Lo stipendio del Commissario alla ricostruzione non può superare il doppio di quanto stabilito per i commissari straordinari in genere il cui stipendio è formato da una parte fissa di 50mila euro e di una parte variabile (in base ai risultati) di altri 50 mila. In totale, dunque, "non più del doppio di 100mila euro lordi all'anno: cioé 200 mila euro. Un po' sotto il tetto massimo dei dirigenti pubblici fissato a 240 mila euro. La durata dell'incarico è di un anno, rinnovabile. Ma è probabile che il Commissario resti in carica fino a tutto il 2020
Il decreto stabilisce che al Commissario straordinario è intestata apposita contabilità speciale aperta presso la tesoreria dello Stato, su cui confluiscono le risorse assegnate al fondo di cui all'articolo 2 (ossia il milione e mezzo per tre anni) e quelle che resta dei 25 milioni stanziati il 20 agosto sulla contabilità speciale del Commissario all'emergenza (Giovanni Toti). La somma viene integrata in ragione di altri 20 milioni (9 nel 2018 e 11 nel 2019). Il Commissario potrà assumere fino a 250 persone per protezione civile, polizia locale e supporto all'emergenza per una spesa di 3,5 milioni nel 2018 e 10 milioni nel 2019.
Deroga alle leggi – Per tutto quello che riguarda la demolizione e lo smaltimento del Ponte crollato e la progettazione e ricostruzione del nuovo, con relativo ripristino della viabilità genovese, il Commissario opera in deroga a qualsiasi legge (non penale) e fatte salve le norme Europee. Il Commissario potrà avvalersi della consulenza di un comitato tecnico scientifico.
La responsabilità di Aspi – Il decreto afferma che Autostrade per l'Italia è responsabile di quanto è accaduto e, quindi, dovrà pagare l'intero costo della ricostruzione. Ma, per evitare contenziosi e lungaggini, stabilisce anche che il Commissario potrà anticipare le spese relative. Come? Attraverso anticipazioni bancarie remunerate da un tasso d'interesse superiore fino a tre punti a quello di riferimento della Banca Centrale Europea. In sostanza, potrà accendere un mutuo e avrà 30 milioni all'anno per dieci anni (fino al 2029) per estinguerlo. Il Commissario potrà scegliere per la ricostruzione uno o più operatori economici purché non abbiano nulla a che fare con società concessionarie. In sostanza: Autostrade per l'Italia, è fuori dalla possibilità di prendere parte alla ricostruzione.
Misure fiscali – L'articolo 3 del decreto elenca le misure fiscali a favore delle persone, delle imprese e delle attività imprenditoriali e commerciali colpite dal crollo. I redditi dei fabbricati coinvolti non saranno conteggiati nelle dichiarazioni, come pure saranno esenti dalla tasse i contributi e gli indennizzi ricevuti in seguito al disastro. Le persone coinvolte (ovviamente è necessario dimostrare di aver subito danni tangibili dal disastro) non pagheranno le imposte di bollo e di registro. Stesso discorso per tasse di successione, tasse ipotecarie e catastali e anche per il canone Tv che non verrà pagato fino a tutto il 2020.
Sostegno alle imprese – Imprese, professionisti, artigiani e commercianti riceveranno un indennizzo pari al decremento del fatturato fino a un massimo di 200mila euro.
Trasporto pubblico e viabilità – Il decreto stanzia 500 mila euro per 2018 e 23 milioni per il 2019 per fronteggiare i problemi di trasporto derivanti dal crollo. Altri 20 milioni vanno alla Regione Liguria per il rinnovo del parco mezzi necessari. Ulteriori 20 milioni (per il 2018) vengono destinati a rimborsare gli autotrasportatori condannati a fare percorsi complicati per entrare e uscire dalla città e dal porto. Entro 60 giorni verranno stabiliti criteri e spese ammesse. Il Commissario potrà autorizzare a far attuare dalle stazioni appaltanti (enti locali e autorità portuali) modifiche alla viabilità per risolvere i problemi derivanti dal crollo. Un esempio potrebbe essere la manutenzione straordinaria del cavalcavia di via Pionieri e Aviatori d'Italia necessario per utilizzare al meglio la famosa "Strada del Papa" che attraversa lo stabilimento dell'Ilva. E' emerso, infatti, che il ponte in questione non regge il passaggio di mezzi di peso superiore alle 7,5 tonnellate. Il Comune di Genova ha dovuto chiuderlo a far partire una manutenzione urgente che comporta un mese di lavori.
Flussi veicolari nel porto – Un altro stanziamento di 1,250 milioni servirà per realizzare rapidamente infrastrutture di automazione per ottimizzare i flussi in ingresso e uscita dal Porto di Genova. Viene anche istituita una zona logistica semplificata in cui molte procedure vengono ridotte e velocizzate che comprende il porto e il retroporto di Genova ma anche Rivalta Scrivia, Novi San Bovo, Alessandria, Piacenza, Castellazzo Bormida, Ovada Belforte, Dinazzo e Melzo, Vado Ligure. Si tratta di tutte le aree dove finiscono le merci in partenza dal porto di Genova prima delle ulteriori distribuzioni.
Zona Franca – Il Commissario provvederà, sentiti Regione e Comune, a istituire una zona franca urbana all'interno della quale imprese potranno godere di una serie di agevolazioni fiscali: riduzione di imposte sui redditi, esenzione da imposte regionali ecc.