L'ex segretario dem attacca il governo: "Sta mandando il Paese a sbattere contro un muro"
Ritorno al futuro, prova del nove, resistenza civile e contromanovra economica: questa è la Leopolda 9, l'evento renziano che ha preso il via a Firenze. Tra i temi all'ordine del giorno è bandito il congresso del Pd. Mancano anche i big del partito. Del resto, come ha spiegato l'ex segretario dem ed ex premier nei giorni che hanno preceduto la kermesse, non è un appuntamento di partito. E' uno show, come nella migliore tradizione della Leopolda, un one man show, per essere più precisi. E nei vasti saloni si registra un pienone come mai negli anni precedenti, quasi che il 4 marzo non ci fosse mai stato. Il titolo scelto, 'Ritorno al futuro', come la celebre pellicola di Robert Zemeckis, è richiamato dalla scenografia del palco, che riproduce fedelmente il laboratorio dello stravagante scienziato Emmett 'Doc' Brown (Christopher Loyd), con tanto di DeLorean DMC-12, l'auto con la quale lo scienziato e il giovane Marty McFly (Michael J Fox) viaggiano nel tempo.
Ma il futuro lascia subito il campo al presente, caratterizzato dalla manovra economica del governo. Così l'ex premier, poche ore prima dell'inizio ufficiale dei lavori, presenta una contromanovra, coadiuvato dall'ex ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che prevede tra le misure una riduzione del deficit nominale al 2,1% nel 2019, all'1,8% nel 2020 e all'1,5% nel 2021. "Con la manovra del governo stiamo rischiando l'osso del collo – afferma Renzi -. C'è un governo che. "Quello che preoccupa – commenta Padoan – è la direzione verso cui sta andando il Paese, e il problema è la direzione di marcia che stiamo prendendo e nessuno la sta guidando".
Poi parte lo spettacolo sulle note di 'Quelli che restano', brano di Elisa e Francesco De Gregori. E Renzi torna mattatore rivolgendosi, fra i tanti che affollano la Leopolda, agli under 30, forse un target più adatto a lui rispetto ai millenials che tentò di coinvolgere lo scorso anno. "Abbiamo bisogno di tornare al futuro per costruire il domani dopo una sconfitta brutta", esordisce. "Rappresento un popolo che non si arrende", aggiunge, prima di attaccare quanti gli hanno girato le spalle. "Quando si perde – dice -, ti giri e la stragrande maggioranza di chi ti stava intorno dice 'Renzi? Mai visto prima'. E' la sindrome del beneficiato rancoroso che caratterizza un po' del gruppo dirigente, gente che fino al giorno prima è lì e poi dice 'oh, io lo dicevo che sbagliava'".
Le stoccate al governo sulla manovra sono inevitabili e la platea le accoglie con fragorosi applausi. "Al governo manca qualche cervello, altro che manine! State mettendo in pericolo il Paese. Cialtroni!", attacca. E ancora: "Compito di un paese civile è creare lavoro non il reddito di cittadinanza". Per finire con "dovevano abolire la povertà, hanno abolito la legalità" e "Di Maio ha abolito i vitalizi degli altri ma non il suo".
Pezzo forte del repertorio renziano, però, resta il riepilogo dei successi del suo operato al governo. "Noi abbiamo fatto un milione di nuovi posti di lavoro", dice l'ex premier imitando la voce di Silvio Berlusconi, contestando con dei dati una di quelle che chiama "fake news" sull'operato del suo governo. Rivolto "ai conduttori di talk show" tuona: "Smettetela di dire falsità. L'Italia è cresciuta più degli altri Paesi". Con il professor Marco Fortis, dell'Università Cattolica di Milano, snocciola i dati relativi a occupazione e crescita ottenuti con Jobs Act e Industria 4.0, precisando che "li ricordiamo per l'ultima volta prima di metterli definitivamente nel bussolotto del passato e nessuno ce li potrà più portare via".
La prima serata scorre tra gli applausi dei 4mila fedelissimi renziani e gli interventi sul palco degli under 30. Domani si replica. Tavoli tematici, comitati civici di resistenza al governo, ospiti "a sorpresa". Si guarda al futuro, ma il passato, anche quello pesante delle sconfitte, continua ad aleggiare.