E sulle presunte divisioni della maggioranza sul condono: "Fingono di litigare, ma sono attaccati alle poltrone da un doppio strato di colla"
Un messaggio chiaro a quanti pensavano e, in alcuni casi, speravano, che Matteo Renzi, dopo la batosta elettorale del 4 marzo, si fosse rassegnato a svolgere la funzione di semplice senatore di Scandicci. E' arrivato dalla Leopolda 9, la 'prova del nove', come l'ha definita l'ex premier. E' arrivato dal suo popolo che ha affollato come mai prima, per tre giorni, i saloni dell'antica stazione fiorentina. Matteo Renzi è ancora un leader, e chi vincerà la corsa alla segreteria del Pd, quando ci sarà, non potrà ignorare il peso che ancora ha nel partito.
"Con la personalizzazione della leadership abbiamo vinto e perso, ma abbiamo sempre preso il 40%. Con la spersonalizzazione il 18%", ha affermato con orgoglio l'ex premier dal palco della Leopolda, raccogliendo l'applauso scrosciante dei 6mila fedelissimi presenti.
Pensare, poi, che aveva detto che alla Leopolda non si sarebbe parlato di Pd e congresso. Infatti, ha aggiunto, togliendosi ancora sassolini dalle scarpe: "L'ondata populista demagogica di destra non nasce dal carattere di uno di Rignano. Ci sono compagni di strada che non hanno avuto niente da dire sul mio carattere fintanto che grazie a quel carattere stavano a fare i ministri: quando è finito tutto, si sono accorti del problema del mio carattere".
Il suo popolo lo ha acclamato ancora una volta. I fedelissimi, come la senatrice Teresa Bellanova, lo hanno incitato a non mollare.
"Altro che chiedere scusa – ha detto la passionaria del Pd -, dobbiamo rivendicare le riforme fatte da Renzi. Fare il congresso, sì, ma abbiamo altre emergenze. A furia di combattere leader riconosciuti state togliendo mattoni alla casa comune". Il presente, però, è un governo nemico e Renzi, da vero leader, non si è sottratto al compito di rivolgere strali al governo gialloverde. "Viviamo in tempi di manganello web e la campagna di odio che abbiamo ricevuto in questi mesi – ha sottolineato – è senza precedenti. Qualcuno dice che bisogna rispondergli, ma vi dico che l'odio fa male ed è un boomerang che tornerà in faccia a costoro. Chi vive di odio vive una stagione". Sulla manovra ha ribadito: "Fermatevi finché siete in tempo, non state mantenendo le promesse elettorali e state sfasciando i conti pubblici". E sul presidente della Rai, Marcello Foa, Renzi non fa sconti: "Ieri ha detto che il gruppo parlamentare degli eurodeputati del Pd prende i soldi da Soros. Il presidente della Rai è un bugiardo, una fake news che cammina. Lo denunciamo per calunnia e diffamazione".
Mentre sulle presunte divisioni della maggioranza sul condono ha detto: "Fingono di litigare, ma sono attaccati alle poltrone da un doppio strato di colla". E quando ha parlato del suo no all'accordo con i 5 Stelle, che "era anche vantaggioso" ma "la politica non è solo scambio di nomine, non è solo potere", ha "detto chiaramente che in quel momento rappresentava "un pezzo di popolo" e per questo non poteva esimersi dal dire la sua, anche perché "era il disegno di chi ci spingeva a 'romanizzare i barbari', il disegno di trasformarci in piccoli alleati saggi del M5S per arrivare a un bipolarismo populista".