Pentastellati senza freni
Puttane, infimi sciacalli, giornalisti di inchiesta diventati cani da riporto di mafia capitale. Virginia Raggi viene assolta dalla giustizia italiana, perché il fatto non costituisce reato, ma il Movimento 5Stelle deve e vuole trovare un colpevole. Luigi Di Maio è il primo a commentare la sentenza a favore del sindaco di Roma, retwittando il cinguettio della Raggi che, sorridente, promette: Avanti a testa alta. E poi un lungo post su Facebook nel quale orgoglioso tira un sospiro di sollievo: "Forza Virginia! Contento di averti sempre difesa e di aver sempre creduto in te".
Due righe e poi l'attacco alla stampa, non tutta ovviamente, solo "la stragrande maggioranza di quelli che si autodefiniscono ancora giornalisti, ma che sono solo degli infimi sciacalli, che ogni giorno per due anni, con le loro ridicole insinuazioni, hanno provato a convincere il Movimento a scaricare la Raggi". Di Maio parla come capo politico del M5S (ci tiene a specificarlo firmando il post sulla sua pagina Facebook) dei giornalisti "diventati cani da riporto di mafia capitale" che sono diventati per il Paese, una vera e propria "piaga" di "corrotti intellettualmente e moralmente". La rabbia indirizzata all'intero sistema, quello che "sta facendo la guerra al Governo provando a farlo cadere con un metodo ben preciso: esaltare la Lega e massacrare il Movimento sempre e comunque. Presto faremo una legge sugli editori puri, per ora buon Malox a tutti!".
Non disattende le aspettative Alessandro Di Battista direttamente dal Nicaragua. I passionario grillino non si lascia scappare l'occasione di picchiare, proprio lui che all'inizio della sua carriera politica aveva detto che con molti giornali "ci si possono incartare i totani". Di Battista, ormai fuori dai palazzi, ma non dalla politica, vuole mettere in guardia l'opinione pubblica: "Sono pennivendoli, soltanto pennivendoli, i giornalisti sono altra cosa". Dibba non si placa, due anni di processi, fuori e dentro i tribunali, secondo lui sono stati ripagati da una sentenza verità, dimostrando "che le uniche puttane qui sono proprio loro, questi pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà".
I 5Stelle scatenano una tempesta di reazioni, prima fra tutte quella della Fnsi. "Di Maio e chi, come lui fra i 5 Stelle, sogna un'informazione al guinzaglio deve farsene una ragione: non saranno le minacce e neppure gli insulti a impedire ai giornalisti di fare il loro lavoro. Le sue frasi sono la spia del malessere di chi vede vacillare un consenso elettorale costruito su annunci e promesse irrealizzabili" scrivono Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti. Quanto agli 'infami' e agli 'sciacalli', concludono i vertici del sindacato "è sicuro, il vicepremier, di non parlare anche di se stesso, considerato che il suo nome continua a figurare fra quelli degli iscritti all'Ordine dei giornalisti?".
La condanna delle parole dei pentastellati è bipartisan: "Quando il primo partito del Paese definisce in coro i giornalisti infimi sciacalli e puttane, significa che la democrazia e la libertà di informazione sono a rischio" avverte il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci. "Il gerarca Di Maio minaccia ovviamente in stile fascista i media con una legge punitiva sugli 'editori puri': merita tutto il disprezzo possibile per la sua viltà, lo dico da giornalista e da politico" attacca Giorgio Mulè, portavoce di Forza Italia a Camera e Senato. Anche l'ex Federico Pizzarotti non digerisce le accuse: "Parole folli che non dovrebbero mai uscire dalla bocca di un ministro della Repubblica. Per quanto mi riguarda, resto sempre dalla parte della libera stampa".
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