Intervistato in redazione dal direttore Vittorio Oreggia e dai giornalisti dell'agenzia. Continua il nuovo format: "PoliticaPresse"
"Nessuno ha mai detto di voler abolire il fondo per il pluralismo, chi lo sostiene dice una menzogna". Parola di Vito Crimi, senatore M5S e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all'Editoria, protagonista del videoforum di LaPresse. Quasi 50 minuti per approfondire alcuni dei temi più caldi del dibattito politico. "Vanno aboliti i contributi diretti, che a mio avviso oggi non funzionano più, perché sono indirizzati sulla base degli assetti societari, quindi alle cooperative di giornalisti. Cioè, vengono erogati non in base a ciò che fai, ma a ciò che sei". Questo meccanismo "non favorisce il pluralismo".
Il sottosegretario entra nel dettaglio: "I soggetti che accedono ai contributi diretti sono circa una settantina, ma cinque di questi prendono circa il 30% della torta e la parte restante gli altri 65. Qualcosa che non va". L'abolizione, però, "sarà graduale" e "la progressività un po' più lenta di quanto si vede ora per non creare choc industriali". Nel ragionamento c'è anche un filo di delusione: "I 5 soggetti a livello nazionale, 'Italia oggi', 'il Manifesto', 'Libero', 'il Foglio', 'Avvenire', fanno concorrenza – sottolinea -. In questa battaglia mi sarei aspettato che il blocco degli altri giornali, come 'Repubblica', 'Corriere', 'Messaggero', 'La Stampa', 'il Mattino', 'il Centro', fosse dietro di me a dire 'grande Crimi, finalmente Libero fa concorrenza leale con noi'. Invece mi hanno accusato di attaccare il pluralismo. Ma non è così".
Anche sul rapporto tra stampa e politica, la posizione dell'esponente Cinquestelle è chiara e non biasima i toni usati da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista dopo l'assoluzione di Virginia Raggi. "C'è un momento in cui da libertà di stampa si passa a libertà di ingiuria, di offesa. Da più di 5 anni alcuni di noi, ogni giorno, devono difendersi dalle fake news". L'esponente Cinquestelle dedica grande spazio anche all'altro dei suoi impegni di governo, la delega "alla ricostruzione delle zone colpite dai terremoti", appena ricevuta dal Cdm. "La prossima settimana sarò in giro sui territori – rivela -, ma non per fare selfie, passerelle o dirette. Voglio vedere come lavorano gli uffici alla ricostruzione, in maniera informale, senza giacca, cravatta e codazzi al seguito". Adesso servono atti concreti: "Soldi e leggi ci sono, quello che manca è la fiducia nel partire. E questo andrò a fare".
Impossibile non toccare anche altri temi di attualità, come la vicenda della famiglia del vicepremier, Di Maio: "Luigi è sereno nel merito, però, quando si attaccano i collaboratori, come è successo a me, o i familiari, è un'infamata che fa soffrire". Sul futuro del M5S, poi, Crimi non entra nel dibattito su Di Battista futuro leader: "Stiamo parlando di fantascienza. Alessandro tornerà dal Sudamerica, ma nessuno ha in mano il movimento. Di Maio è il capo politico adesso perché lo abbiamo scelto, ma non rispondiamo alle logiche classiche, non c'è dirigismo come in altri partiti". Oltretutto, non è detto che il ministro del Lavoro non ripresenti la sua candidatura: "Il capo politico non per forza deve essere un parlamentare, Grillo non lo era".
Ma per certi argomenti c'è tempo, prima bisogna portare avanti il governo con la Lega. "È un po' particolare, non tradizionale come gli altri", ma il sottosegretario smentisce che sia litigioso: con il Carroccio "partiamo da posizioni diverse e abbiamo in comune il risultato. Facciamo sintesi". Anche se i sondaggi sembrano premiare Salvini e non il Movimento 5 Stelle: "Se guardiamo la serie storiche noi siamo in crescita, nonostante le oscillazioni. Da questo punto di vista sono serenissimo, siamo dei maratoneti". Meglio stare al governo che all'opposizione, comunque. Anche se è più facile: "È vero – sorride Crimi -, lo hanno scoperto anche Renzi e il Pd… e stanno facendo di tutto per rimanerci il piu possibile".
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