Il presidente in un'intervista a LaPresse: "È una questione nazionale e non solo torinese o piemontese. Perché i collegamenti ad alta velocità non saranno Torino-Lione ma Italia-Francia"
Un cambio di passo non indifferente su una questione, come la Tav, che è di interesse nazionale. Daniele Vaccarino, presidente nazionale di Cna, commenta così a LaPresse l'invito per un incontro al Viminale arrivato dal vicepremier Matteo Salvini ai leader delle 12 associazioni di impresa che lunedì 3 dicembre hanno protestato a Torino a favore della Tav. L'appuntamento è per domenica alle 11 e Vaccarino conferma che sarà presente per chiedere che tutte le infrastrutture, "a partire dalla Tav, non siano messe all'angolo" e che proseguano i lavori per le opere "necessarie per tenere in piedi questo nostro bellissimo Paese".
Vi aspettavate un invito da Salvini? Finora il ministro si era tenuto in disparte nel dibattito….
"Come Cna abbiamo sempre avuto in questi mesi un dialogo con il governo. Penso ad esempio all'aumento della detrazione Imu al 40%… Era un tema molto importante per noi. Salvini stesso ci aveva promesso che l'avrebbe fatta quando era venuto alla nostra assemblea di Milano. Una promessa che ha mantenuto. Per quanto riguarda l'invito di domenica lo reputiamo un fatto estremamente positivo. Il ministro vuole capirne di più, e noi siamo aperti al confronto".
A differenza dell'incontro di giovedì a Palazzo Chigi con il premier Conte e i ministri 5 Stelle, Di Maio e Toninelli, Salvini ha convocato i vertici nazionali delle associazioni, smarcandosi da un certo 'localismo'.
"Questo segna sicuramente un cambio di passo. Il ministro ha capito perfettamente che quella della Tav è . Quello che rimarcheremo domenica è che sono le infrastrutture in generale a essere una questione nazionale perché, ad esempio, il Piemonte ha anche il problema del Terzo Valico, della Asti-Cuneo ma l'Emilia Romagna ha il nodo del passante di Bologna. Il problema infrastrutturale in Italia è fondamentale per rilanciare l'economia del futuro, che si muoverà sempre più velocemente in una nazione, come la nostra, che non ha materie prime per poter reggere una concorrenza spietata in arrivo dai mercati emergenti".
E questo, secondo lei, una parte del governo non l'ha capito?
"Siamo in un fase di rallentamento dell'economia mondiale, ma anche e soprattutto europea. Dobbiamo pensare al futuro delle nuove generazioni per continuare a essere un punto di riferimento. I tentativi di dire che un'opera non serve, che un'altra non si fa e che un'altra ancora deve essere bloccata, rischiano di portarci alla deriva".
Lunedì vi hanno soprannominato il 'partito del Pil', domenica sarete 'i 12 del caffè'?
"Mi è estraneo il concetto del partito del Pil. Noi siamo organizzazioni e associazioni che hanno un compito di rappresentanza senza alcun riferimento a partiti. Il caffè è da intendersi bonariamente come una riunione informale, invece noi crediamo che quello di domenica non sia un semplice caffè: è la richiesta che le infrastrutture, a partire dal Tav, non siano messe all'angolo e che le opere necessarie per tenere in piedi questo nostro bellissimo Paese vadano avanti".
I No Tav che manifestano sabato a Torino dicono di aver accolto la sfida della 'piazza dei 40mila' portando i fatti contro l'ideologia, la vostra…
"Rispondo che è esattamente l'opposto. Quando si fa un'opera del genere bisogna pensarla con una visione in grande. Le ragioni di una grande infrastruttura vanno viste con una mentalità aperta e lungimirante. E non ideologica. E poi, non accetto il concetto di sfida. Noi siamo a favore, non abbiamo avversari, non abbiamo nessuno da sconfiggere. Ci confrontiamo portando le nostre motivazioni e penso che le ragioni su un'opera come questa non siano neanche da discutere".
Voi avete come iscritti anche artigiani della Val Susa.
"L'opposizione alla Tav in Valle nacque a seguito della costruzione dell'autostrada del Frejus che è stata ben più deflagrante dal punto di vista ambientale ma non ha avuto alcuna ricaduta economica sul territorio. La vera battaglia sulla Tav è quella di fare in modo che ci siano opere di compensazione nei comuni in cui i lavori creano disagio, che possano portare lavoro. La ricaduta c'è se si costruiscono le condizioni per le piccole imprese e noi crediamo che questo possa avvenire".