Nel mirino le riprese del trasferimento in carcere postate sui social e quel 'marcire in galera' più volte ribadito dal ministro dell'Interno

Il video pubblicato dal ministro della Giustizia su Facebook per raccontare la giornata in cui Cesare Battisti arriva a Ciampino e viene portato in carcere dalle forze italiane ha già causato notevole imbarazzo al governo. Ora la Camera Penale di Roma presenterà un esposto contro il ministro Alfonso Bonafede per quelle immagini pubblicate sui social dal Guardasigilli in cui vengono mostrate le fasi della cattura dell'ex latitante. Nelle immagini ci sono le procedure di fotosegnalamento e quelle relative alle impronte digitali, ma sembra anche che siano apparsi i volti di alcuni agenti sotto copertura, che non dovrebbero mai apparire.

Il sindacato dei penalisti aveva già stigmatizzato in una nota che "quanto accaduto in occasione dell'arrivo a Ciampino è una pagina tra le più vergognose e grottesche della nostra storia repubblicana. È semplicemente inconcepibile che due Ministri del Governo di un Paese civile abbiano ritenuto di poter fare dell'arrivo in aeroporto di un detenuto, pur latitante da 37 anni e finalmente assicurato alla giustizia del suo Paese, una occasione, cinica e sguaiata, di autopromozione propagandistica". Per la Camera penale, presieduta da Cesare Placanica, la pubblicazione del video da parte del ministro Bonafede, violerebbe le norme che vietano la pubblicazione di detenuti in manette e prevedono opportune cautele per proteggere "i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico".

Il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute, Mauro Palma, aveva già rimproverato il governo anche per il linguaggio utilizzato da Matteo Salvini nel video, che più volte ha augurato all'ex terrorista di "marcire in carcere". "Come Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà ho atteso che calasse il clamore attorno all'operazione che ha riportato Cesare Battisti alla doverosa realtà dell'esecuzione di quella pena che la giustizia gli ha inflitto per quanto commesso. Un punto di arrivo – ha dichiarato Palma – che avrebbe richiesto un atteggiamento sobrio sul piano istituzionale e su quello della comunicazione. Non è stato così. E poiché alle parole che cercano (in contrasto con la nostra Costituzione)  di dare alla pena il significato del 'marcire in carcere',  si sono aggiunti i video che dettagliatamente riprendono le varie fasi della traduzione in carcere della persona estradata, ritengo doveroso richiamare quanto affermato dal nostro ordinamento penitenziario, che all'articolo 42-bis comma 4, prescrive che nelle traduzioni siano 'adottate le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità'".

"L'articolo prosegue prevedendo sanzioni disciplinari per chi non osservi tale disposizione: certamente il legislatore non poteva supporre che fossero i vertici delle Istituzioni a non rispettarla – ha aggiunto –  Questo video postato dal ministro della Giustizia e pubblicato sulla rivista online ministeriale purtroppo si aggiunge a quel riferimento al 'marcire' che il ministro dell'Interno ha più volte espresso in suoi video: riferimento che indica una finalità della pena detentiva opposta a quella voluta dalla nostra Costituzione. Il Garante se da un lato confida – sulla base della più volte affermata volontà del ministro della Giustizia del pieno rispetto della dignità di ogni persona – che si provvederà a rimuovere tali video, d'altro canto ritiene suo compito ricordare che epiteti, frasi e immagini che puntano ad acquisire consenso attraverso il ricorso a un linguaggio del tutto estraneo a quello del Costituente, finiscono per consolidare una cultura di disgregazione sociale e di tensione di cui il Paese non ha certamente bisogno".

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