Mercoledì prossimo il Senato esaminerà la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell'Interno. Bongiorno lo difende: "È stato un atto politico". Anm: "Abbassare i toni"
Matteo Salvini torna sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti in relazione al caso Diciotti. "Se ho pensato questa notte all'immunità? Ho dormito benissimo. Farò le mie valutazioni. Non ho bisogno di protezioni", ha detto nell'ambito della consegna a Roma Capitale di un immobile confiscato. "Altri utilizzavano l'immunità perché rubavano, io perché ho fatto il mio dovere da ministro. Deciderà il Senato liberamente. Se ritengono sono pronto a farmi processare", ha aggiunto il ministro dell'Interno.
"Tutti i legali che ho interpellato – ha spiegato ancora Salvini – mi dicono che è palese l'invasione di campo da parte di un potere dello Stato nei confronti di un altro potere dello Stato e di non permettere questa cosa. Io confesso, contro il loro parere, che avrei voglia di andare fino in fondo e di essere convocato a Catania. Poi però il Senato è sovrano e deciderà, non voglio sostituirmi al Senato".
Il tema viene affrontato anche durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario in Cassazione. Per Giulia Bongiorno, la scelta di Salvini "è stata di natura politica e condivisa dal governo, che nulla ha a che vedere col tema dei diritti umani. I diritti umano sono inviolabili, poi il governo ha il dovere di farsi carico e di regolare alcuni fenomeni". "Come senatrice ovviamente voterò perché sia rigettata questa richiesta – ha aggiunto la ministra della Pubblica amministrazione – Non voglio scavalcare il lavoro della giunta, ma la natura dell'atto di Salvini è tanto evidente che persino il procuratore ha chiesto l'archiviazione".
Secondo il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Francesco Minisci, è invece necessario "abbassare i toni del dibattito". "Si torni a una dialettica che rientri nei giusti canoni – ha detto a margine della cerimonia -. Come Anm, rispettiamo le prerogative di tutti ma chiediamo anche che le nostre siano rispettate. Sulla tutela dei diritti vogliamo poter fare serenamente il nostro lavoro e per questo richiamiamo i valori della Costituzione".
Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente dell'Unione delle Camere penali Gian Domenico Caiazza: "Il ministro Salvini è indagato di un reato grave e ha tutto il diritto di esprimere le proprie critiche o di ipotizzare uno sconfinamento di una funzione su un'altra. Detto questo – prosegue – ognuno esprime la sua cultura delle istituzioni. Questo modo di sfidare in modo un po' guascone con l'occhio al consenso popolare spiccio, non mi sembra rispondere ai canoni di comportamento istituzionali di un ministro della Repubblica. Si può rivendicare la correttezza del proprio operato senza venire meno al rispetto. I toni dello scontro sono coerenti con il livello dell'espressione politica attuale nel Paese".
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