Lubiana ha accusato il ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, e il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, di un tentativo di "revisionismo"

È quasi incidente diplomatico tra l'Italia e la Slovenia. Lubiana ha accusato il ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, e il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, di aver cercato di nascondere le responsabilità del fascismo italiano nella seconda guerra mondiale, parlando di un tentativo di "revisionismo". In una lettera inviata al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il presidente sloveno Borut Pahor ha accusato i due di dichiarazioni "inaccettabili" sul massacro degli italiani da parte dei partigiani jugoslavi alla fine della seconda guerra mondiale.

Durante la cerimonia che si è svolta domenica a Basovizza, vicino al confine con la Slovenia, Tajani ha parlato di "migliaia di vittime innocenti uccise perché erano italiane", facendo saltare dalle sedie le autorità slovene. I massacri commessi nelle foibe commessi dai partigiani di Tito negli ultimi mesi del conflitto, furono principalmente nei confronti di collaboratori fascisti o di fascisti e, secondo Lubiana, non avevano alcuna dimensione etnica. Ma queste affermazioni "suggeriscono che le foibe furono una pulizia etnica", ha detto Pahor. "Questo è un caso senza precedenti di revisionismo storico, il fascismo era un fatto e il suo scopo era quello di distruggere il popolo sloveno", ha twittato il primo ministro sloveno di centrosinistra, Marjan Sarec.

Tajani, rappresentante del Partito popolare europeo, ha concluso il suo discorso inneggiando "all'Istria italiana e alla Dalmazia italiana", riferendosi alle due province adriatiche slovene e croate precedentemente controllate dall'Italia. Il ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, ha fatto un parallelo tra "i bambini morti ad Auschwitz e i bambini morti in Basovizza". "Non ho capito perché il premier sloveno ha scritto a Mattarella – ha affermato il vicepremier a Porta a Porta – e ha protestato per le mie parole a Bassovizza, perché non credo che ci sia differenza tra un bambino morto per mano nazista e uno morto per mano comunista". 

A quasi 75 anni dalla fine del conflitto, i massacri nelle foibe restano un punto delicato nelle relazioni italo-slovene. Le stime sul numero delle vittime variano da poche centinaia a più di 10.000. Fu Silvio Berlusconi nel 2004, da premier, a istituire una commemorazione nazionale per le vittime italiane della regione.
 

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