La deputata Renata Polverini entra in Centro Democratico
Il leader della Lega non ha dubbi: meglio le urne che perdere tempo, ripete Matteo Salvini. In Forza Italia, però, crescono i sospetti: dopo le espulsioni dei senatori Rossi e Causin, chi potrebbe essere il prossimo? Tutto ormai sembra possibile. Renata Polverini, deputata sino a qualche giorno in FI, per prima è venuta allo scoperto. E ora aderisce a quel Centro democratico (Cd) di Bruno Tabacci che, in teoria, potrebbe salvare l’esecutivo di Giuseppe Conte. La scelta di Polverini, peraltro, è seguita da un altro deputato, il siciliano Carmelo Del Monte, eletto con la Lega ma da diversi mesi nel Gruppo Misto.
Lo Monte, 64enne, aveva abbandonato il Carroccio già nel settembre 2019, poco dopo la partenza dell’esecutivo Conte bis: insomma, è uscito dalla Lega mentre questa passava all’opposizione. Già deputato regionale all’Assemblea siciliana, vicepresidente della Regione nel 1998, Lo Monte ha un variegato passato politico: Dc, Italia dei valori, i socialisti di Riccardo Nencini, quindi la Lega, e ora in Centro democratico (con il quale, peraltro, era già stato eletto a Montecitorio nel 2013).
Tabacci, dopo un incontro a Palazzo Chigi, spiega il suo metodo ai cronisti: la maggioranza si può e si deve allargare, e per farlo bisogna recuperare i renziani eventualmente pentiti ma, soprattutto, si deve puntare sui liberal-democratici di Forza Italia. L’ex presidente della Lombardia, infatti, ha un’interpretazione smaliziata di quel che capita tra gli azzurri. “Ieri hanno fatto finta di volere le elezioni anticipate andando al Quirinale, ma il punto è che l’area liberal-democratica è aperta – sottolinea -. Se loro sono succubi di Salvini e di Meloni, allora si apre un grande spazio politico”. In realtà, è la stessa scommessa su cui punta Clemente Mastella: a suo parere, nel partito di Berlusconi “c’è uno scontento per la supremazia di Salvini”.
La moglie di Mastella, senatrice Sandra Lonardo, ricorda di aver lasciato Forza Italia perché il partito “non può più essere la casa dei moderati” a causa della “deriva salviniana”. Dimora alquanto agitata, quella azzurra: mercoledì ne sono usciti i senatori Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi, espulsi per aver votato la fiducia a Conte. Adesso, inevitabilmente, ci si domanda chi potrebbe essere il prossimo, anche perché è incerta la prospettiva di un soccorso all’esecutivo dall’Udc: il segretario dimissionario Lorenzo Cesa ha formalizzato, con una lettera, la sua uscita dopo le indagini che lo vedono coinvolto.
Continua, insomma, il turbinio di voci, sussurri e smentite. “Non sono tra i costruttori”, si difende la senatrice triestina Laura Stabile, finita in questa ridda “forse perché apparango a chi non vorrebbe un appiattimento del partito sul sovranismo”. E Causin, che in una recente intervista racconta di essersi sentito a disagio rispetto ad un centrodestra “che in questi mesi è diventato sempre più a trazione fascio-leghista”, spiega di aver votato sì per gli appelli del presidente della Repubblica, di Conte e per i whatsapp dalla sua famiglia. Certo, lui per primo sa che “se i numeri sono così, non si va avanti: bisogna vedere se crescono”. Ipotesi, peraltro, non troppo remota. Il senatore racconta che diversi colleghi lo hanno chiamato, confidandogli: “Lo avrei fatto anche io”.
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