La scaletta dei punti principali per il possibile nuovo governo

Recovery fund, lavoro, vaccini, fisco, scuola. Sono tanti i dossier che aspettano il nuovo governo e su cui bisognerà fare una sintesi. Operazione potenzialmente divisiva, perché nella maggioranza allargatissima che si delinea intorno a Mario Draghi si ritroveranno storie e sensibilità diverse, che dovranno impegnarsi ad andare d’accordo.

VACCINI. Da affrontare c’è innanzitutto la lotta alla pandemia e il completamento del piano vaccinale a cui l’ex Bce vuole imprimere una forte accelerazione, implementando la logistica ed eventualmente rivedendo le fasce prioritarie con maggiore attenzione agli insegnanti e al personale scolastico.

FISCO. La ‘flat tax’ vagheggiata dalla Lega ai tempi del governo finisce definitivamente in soffitta: Draghi ha in mente un’idea di fisco progressivo, rimodulando le aliquote e gli scaglioni esistenti. Non si è opposto Matteo Salvini, confortato dalle rassicurazioni di Draghi: “Se dice no a qualsiasi nuova tassa né patrimoniale, anzi un tavolo per diminuire il carico fiscale, per me puoi chiamarla flat tax o Filippo, a me basta che ci sia”.

RISTORI. Il Parlamento ha approvato lo scorso 20 gennaio la richiesta di scostamento di bilancio da 32 miliardi richiesto dal governo per finanziare il quinto decreto ristori ma con la crisi è finito in standby. E il cambio rotta rispetto al governo gialloverde M5s-Pd-Leu è altamente probabile perché Draghi ha fatto chiaramente capire di essere contrario agli stanziamenti a fondo perduto.

LAVORO. Bisognerà affrontare il problema della cassa integrazione da prorogare e quello – enorme – del blocco dei licenziamenti che scade a fine marzo. Nonostante le perplessità di Confindustria, sembra probabile che si vada verso una proroga. Ancora da sciogliere i nodi sulle pensioni, con quota 100 che scade quest’anno e potrebbe non essere rinnovata.

RECOVERY FUND. I 209 miliardi assegnati all’Italia per il Piano di ripresa e resilienza sono stati la miccia che ha fatto esplodere il precedente governo. La bozza – la seconda – elaborata tenendo conto delle indicazioni di Italia Viva sembra destinata a cambiare ancora, visto le critiche sollevate da quei partiti che erano all’opposizione e ora si troveranno in maggioranza. La scadenza per la presentazione a Bruxelles è fine aprile ma i Paesi sono incoraggiati a presentarli anche prima. La Commissione ha poi otto settimane per presentare al Consiglio i piani ricevuti per l’approvazione, e il Consiglio ha a sua volta 4 settimane per l’approvazione con maggioranza qualificata. Solo a quel punto, quindi entro 2-3 mesi dalla presentazione formale del piano nazionale, ci sarà una prima erogazione pari al 10% dell’importo spettante al Paese, mentre le altre avranno cadenza semestrale. Un ritardo, insomma, potrebbe essere fatale.

MES. la linea di credito pandemica da 36 miliardi per far fronte all’emergenza sanitaria, tanto invocata da Matteo Renzi nei giorni della crisi, sembra essere scomparsa dai radar. Il M5s è sempre stato fortemente contrario ad accedere al nuovo prestito, molto meno il Pd, a favore il centrodestra.

SCUOLA. L’idea di Mario Draghi è quella di allungare il calendario scolastico fino a fine giugno per recuperare almeno in parte quanto perso dai ragazzi nei mesi di Dad. L’altro obiettivo è quello di coprire entro il primo settembre le cattedre vacanti per evitare rallentamenti.

INFRASTRUTTURE. Cantieri e grandi opere, anche approfittando della grande occasione del recovery plan, saranno fondamentali per la ripresa economica. Un punto a favore di Italia Viva che ne aveva fatto un cavallo di battaglia.

UE. Europeismo e atlantismo saranno al centro dell’agenda del nuovo governo che punta a un ruolo attivo dell’Italia nell’Unione e al consolidamento dei rapporti con l’asse Atlantico. Un cambio di rotta rispetto alle aperture di M5s e Lega verso Cina e Russia.

AMBIENTE. Green e transizione energetica sono altri due punti chiave, che entusiasmano innanzitutto M5s e Pd. Non è un caso che, per dare un segnale, il premier incaricato abbia voluto includere nel secondo giro di consultazioni anche Wwf e Legambiente.

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