Il leader del 'governo di tutti' o quasi tutti è stato chiaro: "Gli interessi dell'Italia vengono prima degli interessi di parte"

Le parola d’ordine sono sobrietà, poche parole e lavoro a testa bassa. La tradizionale cerimonia della campanella che passa di mano da Giuseppe Conte a Mario Draghi segna un cambio di registro, oltre che di governo: basti pensare che mentre l’ex premier affida a Facebook il suo commiato in un lungo post, il nuovo non dice praticamente una parola dal giorno in cui ha ricevuto l’incarico dal presidente della Repubblica, e non ha profili sui social. Un comportamento asciutto, quasi sbrigativo, che ha spiazzato i partiti – e i giornalisti abituati alle cronache dei Palazzi – nei giorni di lavoro sulla squadra e a cui immediatamente si sono adeguati i 23 ministri del nuovo esecutivo.

Il primo giorno dell’era Draghi inizia con un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e una non consueta riunione della squadra al Quirinale, prima del giuramento prestato nelle mani del capo di Stato con un pizzico di emozione. Poi l’arrivo a palazzo Chigi, dove è stato accolto con gli onori militari per incontrare nella sala dei Galeoni Giuseppe Conte. I due hanno dunque avuto un colloquio nello studio presidenziale, il terzo in questi giorni, e anche questo non usuale. Ma Draghi ha voluto vedere e spiegare all’ormai ex premier cosa aveva in mente, come intendeva muoversi, e da lui ha voluto essere personalmente informato di tutti i dossier più urgenti, a partire dalla pandemia. Pochi fronzoli, dunque, anche per la cerimonia dove serissimo Draghi ha ricevuto dalle mani di Conte e fatto suonare brevemente la campanella che segna l’inizio delle riunioni del Cdm. E mentre l’ex premier lasciava il Palazzo tra gli applausi dei dipendenti, il nuovo è tornato nel suo studio per poi dare il via alla prima riunione del suo consiglio dei ministri.

Un sentito ringraziamento a Sergio Mattarella e l’augurio di buon lavoro a tutti: così Draghi ha aperto il Cdm, richiamando tutti alla “collaborazione” di tutti perché “la missione che ci attende è importante”. Tante infatti le urgenze da affrontare: la priorità è “mettere in sicurezza il Paese”. Bisogna combattere il coronavirus, completare il piano vaccinale, tutelare il lavoro, dare risposte a chi soffre e fronteggiare la crisi economica, con una grande attenzione ai temi green perché l’azione del governo sarà “fortemente ambientalista”. Il leader del ‘governo di tutti’ o quasi tutti è stato chiaro “gli interessi dell’Italia vengono prima degli interessi di parte”. Quello che insomma Draghi vuole a tutti i costi evitare è che si replichino tensioni, screzi, rivendicazioni e balletti di dichiarazioni – e non è un caso se al termine della riunione, quaranta minuti dopo, tutti i ministri vanno via in auto, senza fermarsi a dichiarare come invece spesso accade. Si cambia passo perché questo governo deve essere “unito” nonostante le differenze, per dare un segnale preciso al Paese che ha bisogno di risposte. “Vi ricordo che l’ultimo governo ha visto migliaia di morti, perdite di anni di scuola, perché sono anni persi”, ha ammonito. La riunione dura poco, giusto il tempo di proporre la nomina a Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di Roberto Garofoli, con le funzioni di Segretario, e di farlo giurare. Qualche scambio di battute e poi via, i ministri escono alla spicciolata, Draghi invece si rifugia nell’ufficio – gli scatoloni di Conte sono già stati portati via – insieme a Garofoli per iniziare a lavorare da subito. Sono tanti i temi che attendono risposte urgenti, a partire dalla campagna vaccinale, dalle misure di contrasto al Coronavirus – lo stop agli spostamenti tra le Regioni è stato prolungato al 25 febbraio, va affrontato il tema delle restrizioni e anche quello delle riaperture – per non parlare del blocco dei licenziamenti che scade il 31 marzo e dei ristori ad operatori economici e professionisti danneggiati, per i quali era stato autorizzato uno scostamento di bilancio da 32 miliardi di euro. Molto della politica del nuovo governo si capirà nel discorso che Draghi farà alle Camere per chiederne la fiducia, mercoledì al Senato, giovedì a Montecitorio. Ci sono tre giorni interi per mettere nero su bianco la visione dell’Italia europeista, atlantista, ambientalista che l’ex Bce ha in mente.

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