Il presidente del Consiglio atteso mercoledì in Senato per ottenere la fiducia

 Aperture e (più probabilmente) chiusure per tenere sotto controllo la pandemia, gestione dei ristori, scadenze fiscali, blocco dei licenziamenti, riscrittura del Recovery plan, riforma della prescrizione. Mario Draghi lavora al discorso programmatico con il quale si presenterà mercoledì in Senato e giovedì alla Camera per ottenere la fiducia, ma i dossier sulla scrivania del presidente del Consiglio sono già numerosi e pieni di insidie. Una prima dimostrazione viene con la retromarcia cui il Governo è costretto sulle attività sciistiche.

Il via libera per le zone gialle risale a due settimane fa, ma l’evoluzione dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì dall’Iss impone a Roberto Speranza un passo indietro: tutto chiuso fino al 5 marzo. E’ un primo ‘incidente di percorso’ per la coalizione variopinta che si appresta a dire sì al professore. Matteo Salvini scalpita. “Non si può continuare con il ‘metodo Conte’, annuncio la domenica e chiusura il lunedì – attaccano i capigruppo del Carroccio Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari – aldilà di Speranza, appena riconfermato ministro, è necessario un cambio di squadra a livello tecnico”, è l’avviso. I ministri leghisti Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, freschi di giuramento, si affrettano a marcare il territorio: “Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto”.

L’incidenza delle varianti sui contagi imporrà nuove misure di contrasto alla diffusione del virus. L’ultimo decreto approvato dal Governo Conte proroga lo stop agli spostamenti tra le Regioni fino al 25 febbraio. Il nuovo esecutivo avrà quindi a disposizione 10 giorni per mettere a terra una nuova strategia di contenimento. Data la conferma di Speranza alla Salute e quanto emerso dalle varie consultazioni fatte da Draghi, fin qui il presidente del Consiglio non si è posto in contrasto alla politica sulla pandemia in atto. Avere Lega e Forza Italia (e quindi anche i governatori espressione di queste due forze politiche) in maggioranza, però, complica non poco il quadro, in quello che potrebbe essere un nuovo derby tra rigoristi e aperturisti. Complicata si annuncia poi anche la partita che riguarda gli indennizzi per le attività costrette a chiudere. Draghi e i suoi hanno a disposizione 32 miliardi frutto dallo scostamento di bilancio deliberato da Conte e approvato dal Parlamento, ma diverse sono le esigenze e le sensibilità in materia. Il premier ha fatto capire ai partiti che intende mettere fine alle risorse a fondo perduto, puntando più che altro su investimenti che permettano alle imprese di ripartire. Molto, comunque, dipenderà dall’evoluzione della pandemia. Ci sono poi circa 40milioni di cartelle esattoriali in arrivo il 28 febbraio. Sin qui si è proceduto di rinvio in rinvio, con Lega e FI in pressing per uno stralcio più o meno definitivo.

Restano, poi, i problemi interni ai partiti. Il M5S è da giorni sull’orlo della scissione. Tra 40 e 50, tra Camera e Senato, i parlamentari che potrebbero dire No alla fiducia. Per salvare il salvabile in campo scendono sia Beppe Grillo che Davide Casaleggio. Il garante del Movimento posta un’immagine con le foto di Mario Draghi in stile pop art e la scritta: “Now the environment. Whatever it takes” (“Ora l’ambiente, ad ogni costo”), citando la celebre affermazione dell’allora presidente Bce. “Se non sarà possibile sottoporre un nuovo quesito agli iscritti credo sia comunque importante non creare una divisione nel gruppo parlamentare – prova a mediare il presidente dell’associazione Rousseau – auspico che chi sente il disagio nel sostenere questo Governo percorra la scelta della astensione”.

La rottura interna, però, è tutt’altro che sanata. Si spacca, poi, anche Liberi e uguali, con l’assemblea nazionale di Sinistra italiana che invita i parlamentari a votare contro la fiducia. In realtà, due dei tre rappresentanti che siedono in Parlamento (Loredana De Petris e Erasmo Palazzotto) si dissociano, quindi l’unico a dire No a Draghi sarà Nicola Fratoianni, ma è una prima crepa all’interno della coalizione che sosteneva il Governo Conte due. In casa Pd è ancora la questione della rappresentanza di genere a tenere banco. L’idea di Nicola Zingaretti di indicare solo donne nel prossimo giro di nomine per viceministri e sottosegretari non calma le acque, anzi. La compagine femminile, che domani si riunirà, resta sul piede di guerra. La pezza è peggiore del buco”, attacca qualcuna. 

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