Un'aggiunta di riflessione per completare la squadra di governo
Un’aggiunta di riflessione per completare la squadra di governo. Mario Draghi non vuole perdere tempo, l’Italia ha bisogno di risposte e, forte del consenso del Parlamento, non sarà di certo lui a rallentare il percorso di ‘ricostruzione’ per uscire dalle emergenze che affliggono il Paese. Un piano che potrà realizzarsi solo con il completamento delle caselle ai ministeri e che prevede, già nei prossimi giorni, le nomine di sottosegretari e viceministri. Necessari anche per far ripartire i lavori a Camera e Senato su provvedimenti urgenti.
Saranno tutte decisioni e scelte ponderate, pertanto, è molto probabile che il dossier si chiuda entro martedì con il giuramento a palazzo Chigi. Il Consiglio dei ministri infatti non è stato ancora convocato, probabile che si tenga lunedì stesso, anche se diverse fonti della maggioranza confermano che “la partita si dovrebbe chiudere a brevissimo”. A pesare tuttavia la condizione di salute del 5Stelle che con i numerosi no alla fiducia, sia a Camera che a Senato, potrebbero vedersi tagliare la quota che da 14 sarebbe scesa oggi a 10. I partiti sono al lavoro per proporre al premier una lista di nomi e lo schema di massima dovrebbe seguire la divisione cencelliana dei 40 posti da sottosegretario – 7 ciascuno a Pd, Lega e Forza Italia, un paio a Italia viva, 1 a Leu e una quota riservata ai piccoli partiti: centristi, Maie, +Europa – con il partito di Matteo Renzi che potrebbe rivendicare una casella in più: 3 sottosegretari o un viceministro e due sottosegretari. Una ridistribuzione dei posti, che potrebbe infatti rallentare la trattativa, con Draghi che potrebbe tenere per sè i posti vacanti.
Con una regola da rispettare: la parità di genere deve avere una quota, avrebbe chiesto Draghi alle forze politiche, non al di sotto del 40 per cento. Con le proposte dei partiti sul tavolo del suo studio, Draghi procederà al completamento del quadro limando e aggiungendo anche, non è escluso, personalità lontane dalla politica, per mantenere quell’equilibrio su cui si fonda il suo esecutivo. L’ipotesi più probabile, si ragiona tra i corridoi dei palazzi, è che ci siano pochi viceministri e piazzati in dicasteri guidati da tecnici. Il resto sarà affidato alla figura del sottosegretario dove il toto-nomi impazza, senza certezza alcuna, anche dalle stesse forze che sostengono l’ex Bce.
I 5Stelle vedrebbero riconfermati Laura Castelli (Mef), Pier Paolo Sileri (Salute), Stefano Buffagni (Mise o Transizione ecologica), Giancarlo Cancelleri (Mit), Carlo Sibilia (Interno) anche se girava voce di un approdo al Mise, Manlio Distefano e Emanuela Delre (Affari Esteri). Tra le novità Gilda Sportiello (Sud), Luca Carabetta e Luigi Iovino (Transizione digitale), Marialuisa Faro (Turismo). Resterebbe fuori Vito Crimi, inizialmente in corsa per il Viminale. In Italia Viva si fanno ancora i nomi di Teresa Bellanova, Davide Faraone (Mit), Maura Del Barba o Donatella Conzatti (Mef), Lucia Annabali o Gennaro Migliore (Giustizia).
La condizione più complicata resta quella tra le mura del Nazareno. Nicola Zingaretti deve quietare la rivolta delle donne Dem e soddisfare le rivendicazioni dei parlamentari del Sud. Nella quota affidata al segretario dovrebbero esserci 5 nomi femminili e 2 maschili con i quasi certi Matteo Mauri (Interno), Sandra Zampa (Salute), Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento), Lorenza Bonaccorsi (Turismo), Marina Sereni (Esteri), Antonio Misiani (Mef), Andrea Martella (Editoria o Sport). Ma potrebbero essere in partita anche Marianna Madia (Transizione ecologica) e Valeria Valente (Giustizia).
Per la Lega confermato l’ingresso al Viminale di Stefano Candiani, come sentinella di Lamorgese, mentre Luca Coletto o Gian Marco Centinaio dovrebbero andare alla Salute. Ancora Lucia Borgonzoni (Cultura), Massimo Bitonci (Mef), Edoardo Rixi (Mit) e Nicola Molteni (Agricoltura). Per Forza Italia 5 senatori e due deputati (per placare i maldipancia dovuti alla nomina dei tre ministri tutti provenienti da Montecitorio). Francesco Paolo Sisto andrebbe alla Giustizia, Valentino Valentini agli Esteri, Gilberto Pichetto Fratin all’Economia, Maria Rizzotti alla Salute, Francesco Battistoni all’Agricoltura. Si fanno anche i nomi di Marco Marin (Sport), Lucio Malan (Difesa) e Stefania Craxi (Esteri). Per l’Udc invece si fa il nome di Antonio Saccone (Mit).
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