Le parole dell'ex premier sulla piattaforma: "È lo strumento utilizzato sin qui, non vedo perché si debba decidere oggi di non farlo più"

Chi trova un amico, trova un tesoro. Per Giuseppe Conte potrebbe essere Enrico Letta. Il futuro leader M5S ha bisogno di sponde, perché non ha ancora ricevuto i galloni di generale che già i problemi si accumulano sulla sua scrivania: dal nodo Rousseau all’inquietudine dei portavoce, passando dalla ‘polveriera’ Roma. All’ex ‘avvocato del popolo’ servirà tutta la capacità di mediazione per sbloccare l’impasse nel rapporto con l’associazione di Davide Casaleggio, che ha messo in stand by tutte le votazioni sulla piattaforma – modifiche dello Statuto e nuova governance in primis – fino a quando non saranno saldati gli arretrati dei contributi dei parlamentari. Da giorni le voci di un possibile ‘duello’ in tribunale si fanno sempre più insistenti, ma Conte, almeno pubblicamente, sembra essere di altro avviso: “Rousseau è lo strumento utilizzato sin qui, non vedo perché si debba decidere oggi di non farlo più”, ma prima “ci sono ruoli e pretese da chiarire. Spero di comporre amichevolmente”.

Servirà tanta pazienza anche per il dossier Campidoglio, potenzialmente esplosivo per il Movimento. La maggioranza è all’osso, dopo l’uscita (molto polemica con la sindaca) della consigliera Gemma Guerrini: 24 voti, che non garantiscono tranquillità a Virginia Raggi nell’ultimo tratto di consiliatura se il Pd proponesse davvero una mozione di sfiducia in aula Giulio Cesare, ma soprattutto in vista di una campagna elettorale. Il gruppo in Assemblea capitolina è diviso e la prima cittadina sarà costretta a mediare con l’ala di ‘disallineati’ con cui non è mai andata d’accordo. Innanzitutto il presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito, che ha un conto aperto da anni con il M5S, poi Enrico Stèfano, Donatella Iorio, Marco Terranova e Angelo Sturni. Diverse fonti interne descrivono lo scenario romano con tinte poco rassicuranti, ma sono davvero in pochi a scommettere in uno sgambetto a Raggi. “Che senso avrebbe?”, esordisce un deputato che conosce le dinamiche interne. “Manca una manciata di mesi alle elezioni, sarebbe un clamoroso autogol sfiduciare Virginia ora rischiando di auto-mandarsi a casa”. Senza alcuna certezza di essere rieletti, peraltro.

Il vero ‘sgarbo’ potrebbe essere quello di logorare la candidata imbrigliandola, anche se la riflessione avviata da Conte con Letta riapre la partita delle alleanze alle prossime amministrative. Difficile, ma non impossibile, che lo faccia anche sulle candidature. Ma su Roma lo scoglio da superare si chiama Beppe Grillo. Il garante si è speso moltissimo per Raggi, al punto da promettere ‘scomuniche’ per chi non la sosterrà. Convincerlo a cambiare idea sarà difficile, “solo se un big decidesse di scendere in campo, si potrebbe tentare”, riflette un parlamentare M5S. Difficilmente sarà Nicola Zingaretti il nome su cui far convogliare i voti del Movimento. Non solo per l’indisponibilità del presidente della Regione Lazio a correre a Roma, ma soprattutto perché l’ex segretario Pd ha ribadito di considerare Raggi “una minaccia per la città”. Parole che hanno suscitato l’indignazione generale nel Cinquestelle, romano e nazionale.

Sarà pane per i denti di Conte, pressato dai gruppi parlamentari, in cerca di una linea politica (è in arrivo un’altra associazione, almeno) e indispettiti dal diktat di non rilasciare interviste fino a nuovo ordine. “Che non tutti rispettano”, lamenta un portavoce della vecchia guardia. L’ex premier dovrà accelerare i tempi anche per non perdere altri pezzi nelle truppe. L’ultimo addio è quello di Giorgio Trizzino, deputato siciliano molto vicino al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che passa al gruppo Misto. Una separazione nell’aria da tempo: “Credo di non aver potuto dare abbastanza, ostacolato, impedito, non riconosciuto per i meriti personali, grandi o piccoli, utili o no, ma offerti e resi disponibili doverosamente. Pur avendo voluto, dunque, non ho potuto”. Spetterà al nuovo leader bloccare le emorragie e far tornare l’entusiasmo nel mondo Cinquestelle.

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