L'esecutivo può contare su una base solida anche senza l'apporto dei leghisti sia alla Camera sia in Senato

Il primo ‘incidente di percorso’ si era consumato lo scorso aprile quando la Lega aveva deciso di astenersi in Consiglio dei ministri sull’approvazione del decreto riaperture, ritenendo il provvedimento troppo restrittivo. Martedì, con la decisione del Carroccio di non partecipate al Cdm che ha approvato la delega fiscale, è arrivato il bis. Senza dimenticare le due questioni di fiducia sul dl green pass – a cui la Lega ha parzialmente disertato – che l’esecutivo di mister Whatever it takes ha passato indenne. E in molti si chiedono adesso se e quanto a lungo Matteo Salvini vorrà tirare la corda prima di decidere magari di uscire dal governo di Mario Draghi. D’altronde l’esecutivo di unità nazionale nato dopo l’appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sta attraversando in queste ore il passaggio più difficile da quando si è formato. A guardare i numeri in Parlamento, tuttavia, anche se la Lega dovesse sfilarsi non si verificherebbero problemi.

Alla Camera, anche senza l’apporto dei 133 leghisti, il governo Draghi può contare su una base solida formata dagli altri partiti che hanno deciso di sostenerlo sin dall’inizio. Su un totale di 628 deputati, infatti, a Montecitorio si arriva a 368 sommando i gruppi di Movimento 5 Stelle (159), Partito democratico (93), Forza Italia (77), Italia Viva (27) e Leu (12). A questi si possono aggiungere anche i 24 deputati di Coraggio Italia, arrivando quindi a 392. Con la soglia dei 400 deputati pro-Draghi raggiungibile considerando poi la composizione del gruppo Misto, dove si trovano i sostenitori di Azione, Noi con l’Italia, Minoranze linguistiche e qualche cane sciolto. Il discorso a Palazzo Madama è più o meno lo stesso. Su 320 senatori, il governo può contare – senza i 64 esponenti della Lega – su 186 voti così suddivisi: 74 dal M5S, 50 da FI, 38 dal Pd, 16 da Italia Viva, 6 da LeU e i due di Azione-+Europa. Dato anche qui destinato a salire oltre 200 con l’apporto dei senatori che fanno parte del gruppo Misto. Insomma, anche se la Lega arrivasse allo strappo, a un ‘Papeete-bis, Draghi riuscirebbe a proseguire la sua azione senza alcun problema.

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