Grandi manovre al centro: dialogo Toti-Renzi
La sfida del Quirinale agita la politica. Il segretario del Pd, Enrico Letta, continua a ribadire di parlarne insieme a gennaio e smentisce i retroscena secondo cui avrebbe incontrato la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, o che “avrei scelto Draghi”. “Non c’è nulla di vero”, sbotta. “Dopo la legge di bilancio, a gennaio affronteremo insieme la scelta”, twitta il leader del Nazareno. E dalla corsa al Colle si tira fuori, ormai definitivamente, l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi. Che, ospite di ‘Mezz’ora in più’ su Rai3, ha sottolineato: “Io c’ero prima fuori corsa. La mia maestra elementare mi ha insegnato a contare. Non è cosa, si dice. Ho già detto le ragioni: l’età, che sto benissimo così e l’ultima è quella del realismo politico. Se un uomo politico ha un minimo di saggezza, deve rendersi conto”.
Intanto, mentre ‘la Repubblica’ lancia il nome della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, prende sempre più corpo l’idea di chi vorrebbe al Quirinale una donna super partes. Il dibattito è in corso e le carte si scopriranno man mano. “Il passaggio del Quirinale – è il parere della ministra Mariastella Gelmini – sarà prova di maturità per tutte le forze politiche” e “non deve essere una corrida”.
Resta il fatto che la partita del successore di Sergio Mattarella si intreccia anche con il dibattito su una possibile ‘riunificazione’ dei centristi. Da Coraggio Italia a Italia viva, con un coinvolgimento ampio. Giovanni Toti ne ha parlato con Matteo Renzi, perché “al centro c’è uno spazio enorme”, oltre a “tanti punti in comune”. Il leader di ‘Cambiamo’ ha poi “mandato un messaggio a Clemente Mastella che pure ha lanciato un appello per mettere assieme i petali sparsi del centro. L’idea è quella di unire forze e partiti che hanno una storia comune, ma che oggi sono separati e non in grado di svolgere il loro ruolo”. Secondo Toti, “un percorso sarebbe eleggere insieme Draghi con un patto per terminare comunque la legislatura con un altro premier, portando avanti le riforme del Pnrr e altre, come la legge elettorale”. Mentre l’azzurro Maurizio Gasparri avverte: “Con troppi gruppi e gruppetti si rischia il frazionismo, anticamera della sconfitta”. Più tranchant Goffredo Bettini: “Un’ammucchiata centrista senza anima e tecnocratica potrebbe solo peggiorare la situazione. Chi vuole tagliare le ali alla Repubblica rischia di giocare con il fuoco e di aumentare le acque dell’astensionismo”.
Le operazioni di grande centro, in ogni caso, non piacciono a Carlo Calenda. Azione ha declinato ufficialmente la proposta lanciata. La lettura che viene data è che i centristi abbiano l’intenzione di testarsi sulla partita del Colle per fare una sorta di conta del peso anche in termini di voti. E non solo. Si punterebbe ad alzare il prezzo, visto che Toti lamenta un’esclusione dai tavoli del centrodestra, ma comunque ha un ‘tesoretto’ di truppe parlamentari che lo sostengono. Fonti di Iv, in ogni caso, segnalano che “il progetto di Italia viva è stato spiegato con molta chiarezza da Matteo Renzi alla Leopolda: essere alternativi allo stesso modo ai sovranisti, Salvini e Meloni, e ai populisti, Conte e Taverna. Dialoghiamo con tutti partendo da questa constatazione: se nell’alleanza elettorale ci saranno Meloni o Conte, semplicemente, non ci sarà Italia viva”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata