Il leader della Lega: "Scelta di Landini inspiegabile e irresponsabile". Il ministro del Lavoro Orlando: "Capire bene i motivi di questa protesta"

La speranza di riuscire a trovare un punto d’intesa per evitare lo sciopero generale del 16 dicembre c’è. È uno spazio stretto ma nel governo, nonostante rimanga lo stupore per le motivazione della protesta annunciata da Cgil e Uil, c’è chi ancora crede nella ricucitura. Come il ministro del Lavoro, Andrea Orlando: “Bisogna capire bene i motivi di questa protesta, ma se riguarda la manovra, allora ci sono ancora degli aspetti su cui possiamo lavorare”. Perché, spiega l’esponente dem, “nell’ultimo consiglio dei ministri è emersa la possibilità di aprire e mantenere il confronto su questioni fondamentali: le pensioni e le delocalizzazioni. Questo può accadere già nei prossimi giorni”.

Magari con il tavolo di confronto sulle pensioni, annunciato proprio dai segretari confederali all’uscita da Palazzo Chigi la settimana scorsa. L’appuntamento, però, non è stato ancora calendarizzato. E nel frattempo la politica prende posizione, nella maggior parte dei casi contro i sindacati. Qualcuno anche in modo diretto, come Matteo Salvini: “È inspiegabile e irresponsabile la scelta della Cgil di indire uno sciopero poco prima di Natale, dopo che il governo ha tagliato le tasse anche per i dipendenti e i pensionati”, tuona il leader della Lega, che ringrazia invece la Cisl “per il senso di responsabilità che dimostra”, nella scelta di sfilarsi dalla mobilitazione generale. Giudizio negativo anche da parte di Forza Italia: “Lo sciopero generale rappresenta un errore, soprattutto un danno per la ripresa economica. Credo che Cgil e Uil debbano ripensarci se veramente hanno a cuore la ripresa del nostro Paese”, bacchetta il coordinatore azzurro, Antonio Tajani.

Anche a sinistra masticano amaro, ma i toni sono decisamente sotto i livelli di guardia. “Il dialogo e il confronto con le parti sociali, che devono essere rese pienamente protagoniste della ripresa, non si deve interrompere. Lavoriamo tutti insieme, senza dividerci”, esorta la capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani. Soft pure il commento del presidente dei deputati di Leu, Federico Fornaro: “La decisione di Cgil e Uil di indire uno sciopero generale non può e non deve interrompere il dialogo tra il Governo e i sindacati: una scelta che comunque va democraticamente rispettata”. Più dura, invece, Italia viva, che bolla l’iniziativa dei sindacati come “un errore clamoroso, sia nel merito che nel metodo”. Con le sigle confederali si schiera, invece, Sinistra italiana: “I sindacati stanno facendo solo il loro mestiere, difendere i diritti dei lavoratori. Salvini eviti la stizza e il livore”, ammonisce il segretario nazionale, Nicola Fratoianni.

Intanto sulla legge di Bilancio va avanti il lavoro nelle aule parlamentari, anche attraverso un ulteriore confronto con il governo sugli emendamenti segnalati, che in commissione Bilancio del Senato sono arrivati a toccare quota 700. Il punto di caduta è il maxiemendamento alla manovra sugli 8 miliardi destinati alla riduzione e rimodulazione del carico fiscale, atteso per oggi, ma che alla fine slitta alla prossima settimana. “La riforma dell’Irpef, il taglio delle tasse per 8 miliardi, con l’eliminazione dell’Irap per le piccole imprese, va inserito in questo quadro, con l’obiettivo di anticipare una parte della più articolata riforma fiscale che arriverà il prossimo anno”, scrive su Facebook la vice ministra dell’Economia, Laura Castelli. L’esponente M5S al Mef, poi, spiega: “In questi giorni proseguiamo con il confronto parlamentare, alla Camera sul decreto Pnrr e al Senato sulla manovra, che ci porterà a finalizzare, e in alcuni casi a migliorare, i due provvedimenti”. La partita della manovra, dunque, entra nella fase più calda della sessione.

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